Alessandro Michieletto: dalla crescita improvvisa al successo con Trento e Nazionale
Alessandro Michieletto, campione di pallavolo, riflette sulla sua crescita e successi con Trento e la Nazionale italiana.

Alessandro Michieletto, 23 anni, col suo cane Simba. Il giocatore di Trento è stato l’Mvp nelle finali playoff
PALLAVOLOdi Giuliana LorenzoQuando ancora non era alto 2 e 11, Alessandro Michieletto veniva chiamato microbo, tanto che non schiacciava e si "limitava" a ricevere da libero. Poi, c’è stata la crescita improvvisa, le vittorie in Nazionale e con Trento. Oggi, il fresco campione d’Italia si gode il relax prima dell’estate azzurra. A Milano, si è divertito con il suo Simba, un barboncino che anima la vita. L’italiano è ambassador di Asics, brand che ha da poco lanciato la campagna Asics - Mind’s Best Friend, scegliendo come ambassador proprio un cane di nome Felix, per dimostrare quanto siano gli animali domestici a spingere i proprietari a fare movimento. Com’è la vita con Simba? È un po’ l’influencer di casa come Felix di Mind’s Best Friend?
"Convivo con la mia ragazza e un anno fa abbiamo preso questa decisione. Ero un po’ timoroso, non ho mai avuto un animale domestico. Sono contento, ci dà un amore che non avrei immaginato. Da atleta, mi aiuta a tranquillizzarmi e a creare equilibri".
Che stagione è stata a Trento? "Devo essere sincero non semplice, siamo arrivati in fondo a molte competizioni ed è sempre mancato qualcosa. Volevamo concludere bene, oltre a Fabio Soli anche Kozamernick o Rychlicki salutavano: si è chiuso un ciclo, volevamo regalarci un’ultima gioia. Siamo cresciuti nei playoff, migliorando nel gioco. A Trento si sta bene, è una società tranquilla che non mette pressioni ed è bello vincere per questa maglia".
Sirci ha detto che ha provato a portarla a Perugia… "Sto bene a Trento, sono cresciuto qui. Siamo una squadra forte e non me la sentivo di lasciarli così presto. In futuro si vedrà, ora sto bene".
In cosa è cresciuto negli anni? "Soprattutto umanamente: mi hanno visto diventare uomo. Tecnicamente, sono migliorato di anno in anno. In ogni caso, ho 23 anni e spero di crescere ancora un po’, non di altezza (ride, ndr), ma tecnicamente".
A breve la Nazionale… "Comincia un’estate che termina con il Mondiale, un appuntamento importante con un titolo da difendere per una squadra che vuole tornare indossare una medaglia dopo che a Parigi ci è scappata per poco".
C’è la pressione di doversi riconfermare? "La chiamerei responsabilità che, i giocatori forti, come noi, devono avere, siamo felici di averla. Non deve essere un peso ma qualcosa di cui essere orgogliosi. Poi, è sempre sport, non vita o morte. Se succede bene, altrimenti, ci rimetteremo a lavorare".
Pensando a Parigi che le viene in mente? "L’emozione delle Olimpiadi è unica, diversa rispetto a Tokyo perché c’era il pubblico, il palazzetto pieno. Inoltre, fino ai quarti di finale abbiamo fatto un bel torneo con il 3 a 2 con il Giappone…sono emozioni che rimarranno dentro di noi, non è solo andata male".
Realizza mai quanto ha fatto e vinto? "Non del tutto. Meglio così, è un po’ la mia fortuna vivere con tranquillità e semplicità e non guardarmi indietro. Ho fatto un salto di qualità con la vittoria del Mondiale: prima ero giovane, è più facile arrivare in alto ma è difficile rimanerci. Avevo il dubbio: posso farcela? Passati due annetti dico, a voce bassa, che spero di rimanerci: dipende da me".
E dove vedrà la finale di Champions della sua Inter? "Purtroppo, non a Monaco, ho un matrimonio: ho già allertato tutti, dalle 21 tutto è in secondo piano. Porto la maglia di Thuram da mettere…vediamo, la stagione è stata come la nostra: squadra forte che si è mangiata un po’ di occasioni".
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