Baseball, una maledizione sfatata tira l’altra: dopo 38 anni i Tigers fanno crollare quella del ‘Colonnello’
Dopo il successo dei Texas Rangers nelle World Series, anche in Giappone una vittoria che cancella la lunga astinenza: secondo la leggenda, la ‘colpa’ è del fondatore della Kentucky Fried Chicken

Forse soltanto il baseball può battere il calcio in materia di scaramanzia. Famosa è la maledizione di Bela Guttman, allenatore del Benfica che nel 1962, dopo aver firmato la doppietta in Coppa dei Campioni alla guida dei lusitani, lanciò l’anatema su tutto il calcio portoghese quando i dirigenti di Lisbona gli rifiutarono un premio per la vittoria: “Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte consecutive campione d'Europa, e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni!”. Finora è andata sempre così, effettivamente: il Benfica ha perso sette finali, cinque delle quali di Coppa dei Campioni...
Nel baseball questo è l’anno delle maledizioni infrante, ai due lati del Pacifico. Sette anni fa crollò quella più lunga e famosa, che dannava le sorti dei Chicago Cubs. Ci hanno messo 108 anni a tornare a vincere le World Series, e molti credevano che la responsabilità fosse del tifoso William Sianis e della sua capra Billy, il cui odore aveva causato l’allontanamento dagli spalti dove andava a incitare i Cubs, nelle finali del 1945: “Non vincerete mai più le World Series”, disse uscendo tra le risate degli altri tifosi, perché Chicago era a secco dal 1918, ma stava vincendo quella partita. La perse, e solo nel 2016 riuscì a riprendersi il ‘pennant’, che indica i campioni. Ai Red Sox di Boston furono necessari 86 anni per superare la maledizione del ‘Bambino’, ovvero di Babe Ruth, che fu ceduto e andò a fare la fortuna degli Yankees.
Questo è il passato. Il presente dice che pochi giorni dopo il successo dei Texas Rangers nel torneo dei pro americano (dopo 63 anni di tentativi a vuoto), in mattinata è crollato anche il tabù del Colonnello, in Giappone. Ovvero la maledizione che ha impedito il successo per 38 anni agli Hanshin Tigers, squadra che gioca a Nishinomiya, periferia di Osaka e che aveva vinto le Japan Series per l’ultima volta nel 1985. E da quel momento parte una storia che va raccontata con calma.
Per festeggiare la vittoria, i tifosi dei Tigers scelsero un modo molto originale. Invitarono tutti i giocatori a tuffarsi nel canale Dotonbori: per ogni giocatore, si tuffò anche un tifoso che gli somigliava. Solo che in quella squadra c'era un giocatore americano, Randy Bass, per il quale non si poteva trovare un sosia. A Bass somigliava un po’ la statua del colonnello Harland Sanders, il fondatore della catena di fast food Kentucky Fried Chicken. E quindi i tifosi presero una sua statua fuori da un negozio e la gettarono nel fiume. Non è dato sapere se il colonnello vero se la prese, visto che era già morto cinque anni prima. Ma mentre i gestori degli altri punti vendita KFC si affrettavano a fissare e portare all’interno le altre statue, sulla squadra dei Tigers calava il buio della sconfitta, almeno fino a stamattina quando è arrivato il successo in gara7 ai danni degli Orix Buffaloes dell’italiano Alessandro Maestri.
Per la cronaca, la statua fu ripescata dal canale nel 2009, priva degli occhiali e di una mano. Ma evidentemente dovevano passare altri quattordici anni prima che la rabbia del colonnello si placasse.
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