C’è un paese sulla via dell’oro. De Gennaro incanta come Alice e rompe un digiuno lungo 12 anni
L’atleta del kayak k1 e la judoka Bellandi sono di Roncadelle: due medaglie a un quarto d’ora di distanza. Super rimonta di Giovanni, che dedica l’impresa all’allenatore scomparso nel 2014 in un incidente .
di Gabriele Tassi
Poco più di novemila anime, si può fare di un paese il centro di gravità permanente olimpico? A Roncadelle, nel Bresciano, i cinque cerchi s’incrociano senz’altro: ieri si è festeggiato un quarto d’ora d’oro, con le medaglie di Giovanni De Gennaro – affiorata dalle rapide di Parigi – e quella della judoka Alice Bellandi. Campioni della porta accanto, a distanza di un quarto d’ora, il tempo trascorso a Tokyo fra la vittoria di Gimbo Tamberi e di Marcell Jacobs.
L’azzurro del kayak k1 ha subito mandato un abbraccio virtuale alla sua terra e alla compatriota: "Alice è di Roncadelle, il mio stesso Paese nel bresciano, è una bella storia". Tra parentesi, è il comune che alla spedizione azzurra a Parigi ha dato anche Anna Danesi, capitana dell’Italvolley e Stefanie Horn, canoista tedesca naturalizzata italiana. O meglio di Roncadelle. L’impresa del 32enne della canoa-slalom K1 è frutto di una strepitosa rimonta dall’ottavo posto al primo, passa dal paese d’origine e da tutti i viaggi in giro per il mondo. Si rompe così un digiuno lungo 12 anni. Nel 2012 Daniele Molmenti (attuale direttore tecnico della Nazionale), con una prova straordinaria fece sognare tutta l’Italia.
Giovanni, a quell’epoca un ventenne con negli occhi il sogno olimpico, ieri è stato tra i pochi a fare percorso netto sul tortuoso tracciato disegnato a Vaires-sur-Marne. Il carabiniere, vicecampione del mondo ad Augsburg nel 2022 e oro europeo a Tacen due anni più tardi, è stato più veloce dello spagnolo Echaniz (che ha chiuso poi terzo), autore di una grande prova, per poi resistere ai vari assalti dei rivali. Il suo tempo di 88”22, esente da penalità, si è rivelato imbattibile, pure per Titouan Castryck (88.42), francese, che ha chiuso alle sue spalle.
Imbattibile sì, come il sogno che ha raccontato di "inseguire da tempo", concretizzato con "la fatica e un pizzico di fortuna", perché quella ci vuole sempre, già. La pagaia gliela mettono in mano a otto anni, ma prima di dedicarsi completamente alla disciplina passa dalla pallacanestro al karate, per poi infilare la strada delle rapide con il fratello. E’ proprio Riccardo ad avviarlo a un lavoro che si concilia con la sua passione per la natura.
Emozione pura per Giovanni, che ha visto, mano a mano che gli avversari arrivavano al traguardo, la sua medaglia diventare sempre più preziosa. "Tanti alti e bassi – dice –, ma quando ho avuto la certezza che sarebbe stato almeno bronzo per me era già un successo visto che a Tokyo non ero arrivato nemmeno in finale per un problema personale. Chiudere con un oro è un upgrade".
Commosso De Gennaro, fino alle lacrime sul podio di Parigi. E la dedica va subito "primo allenatore, Gianni (Zanardello, ndr), che ci ha lasciato 10 anni fa", proprio in seguito a un incidente con il kayak in Nepal. Sì, perché l’azzurro, un po’ per lavoro, un po’ per passione è un giramondo. Vedere per credere il blog sul suo sito, dove racconta gli allenamenti in giro per il mondo. Lì, negli angoli più remoti del globo, è riuscito a trovare la via dell’oro.
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