Dino Lanzaretti: 100mila km in bici per la libertà e l'avventura

Dino Lanzaretti ha percorso oltre 100mila km in bici, esplorando luoghi remoti e sfidando sé stesso, ora guida il progetto Bike Travel Experience.

di MASSIMO SELLERI
9 giugno 2025
Dino Lanzaretti ha percorso oltre 100mila km in bici, esplorando luoghi remoti e sfidando sé stesso, ora guida il progetto Bike Travel Experience.

Dino Lanzaretti ha percorso oltre 100mila km in bici, esplorando luoghi remoti e sfidando sé stesso, ora guida il progetto Bike Travel Experience.

di Massimo Selleri

La ricerca della libertà quasi sempre inizia da una fuga, o meglio, da una evasione. Non fa eccezione la scelta di Dino Lanzaretti che 25 anni fa ha deciso di cambiare vita, lasciando le valli vicentine per girare il mondo in bicicletta arrivando a pedalare per più di 100mila chilometri volendo raggiungere luoghi sperduti del pianeta.

"Dalla finestra del mio ufficio - racconta Lanzetti - vedevo il nuovo cimitero del paese. Quasi tutti i giorni arrivava un carro funebre e l’idea che un giorno dentro quella bara ci sarei stato io mio angosciava. Ho iniziato a riflettere su come poter "fregare" la morte e siccome è un evento da cui nessuno può sfuggire mi sono detto che l’unico modo per poterla superare era quello di creare le condizioni perchè non potesse rubarmi nulla. In altre parole era necessario vivere al 100% la propria vita in modo tale da non avere rimpianti".

E da qui ha iniziato a viaggiare in bicicletta.

"In realtà all’inizio ho camminato molto tra l’India e il Sud America e tra una spedizione solitaria e l’altra lavoravo come cuoco nei rifugi delle Alpi. Durante uno dei viaggi ho incontrato una persona che utilizzava una bicicletta e il suo entusiasmo nel parlare di questo mezzo mi incuriosì. Più o meno contemporaneamente arrivò un regalo inaspettato che mi consentì di voltare definitivamente pagina".

Quale?

"Una bicicletta da 50 euro con cui ho pedalato per più di 8mila chilometri in Asia. Da lì è iniziata la mia nuova vita fatta di viaggi e di sfide".

Tra i tanti intinerari affrontati la Siberia sembra essere quello più avventuroso. Cosa cercava e cosa ha trovato raggiungendo questa meta?

"Ci sono andato per la prima volta nel 2017 e quando sono arrivato là ho scoperto di essere stato il primo a concludere un percorso così insidioso in pieno inverno con la temperatura che spesso raggiunge i -60° C. Apparentemente non cercavo nulla, semplimente dopo un periodo di relativa calma avevo bisogno di riappropriarmi della mia vita. Il secondo viaggio è stato nel 2021 e aveva uno scopo più preciso. Avevo subito una seria frattura ad una caviglia durante una arrampicata in montagna e, per convincermi di poter ritornare come prima, avevo deciso di tentare nuovamente l’esperienza più difficile che avevo mai fatto fino ad allora. Per cui sono partito zoppicante e il fatto di esserci riuscito mi ha dato la certezza che sarei guarito completamente".

Ha mai avuto problemi ad una frontiera?

"Questo è un aspetto importante quando si organizzano esperienze di questo tipo. I percorsi vanno studiati anche per superare questi ostacoli. Penso di essere stato l’ultimo ad entrare clandestinamente nel Tibet, ma non sempre è andata bene. In Cina e in Iran è capitato che sono stato imprigionato e poi una volta chiarito che non ero una spia sono stato riaccompagnato alla frontiera. Non sono percorsi semplici, ma vanno studiati chilometro per chilometro riducendo al minimo questo tipo di incovenienti".

Questa passione è anche diventata un lavoro.

"Diciamo che non c’è niente di meglio che regalare la libertà a chi la cerca ed è soprendente sperimentare quante persone abbiano il desiderio raggiungerla anche solo per una settimana. Adesso dirigo il progetto Bike Travel Experience dove ho la possibilità di condividere questo modo di scoprire il mondo. Lo scopo è quello di far vivere la più incredibile esperienza in bicicletta che si possa immaginare. Avendo già sperimentato come il dosaggio tra stupore, fatica e soddisfazione porti alla felicità, cerchiamo di riprorlo agli altri".

Quale tipo di preparazione è necessaria per affrontare questo tipo di esperienza?

"È chiaro che non si può improvvisare nulla. La prima cosa da fare è tornare ad abituarsi a quelle fatiche che oggi non siamo più disposti ad affrontare, Tra queste includo anche il volere conoscere sé stessi. Da qui inizia il vero viaggio. La mia esperienza personale dice anche che è necessaria una pianificazione economica. Tra un viaggio e l’altro lavoro nei rifugi di montagna avendo già in testa quale sarà il prossimo percorso da affrontare".

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