Dream Team da 110 e lode. Durant sovrasta la Serbia. L’eterno LeBron ne fa 21. Per gli Usa è solo l’inizio
Comincia con una vittoria schiacciante l’avventura parigina degli Stati Uniti. La stella dei Suns, in dubbio alla vigilia, si alza dalla panchina e firma 23 punti. A Jokic e compagni resta solo l’effimera illusione di una buona partenza.

Kevin Durant, autore di 23 punti, affrontato dal serbo Filip Petrusev
La corsa al quinto oro olimpico consecutivo per il Dream Team è iniziata con una prova da 110 e lode nella prima gara degli statunitensi nel gruppo C: tanti sono i punti segnati dagli Stati Uniti contro la Serbia, travolta per 110-84, per un esordio vincente che ha fugato i dubbi, più o meno legittimi, sulla superiorità di un Team Usa che ha lasciato intendere di non voler lasciare nemmeno le briciole a un avversario di livello.
La Serbia ha provato a sorpredere gli Stati Uniti, ai quali si può al limite contestare un avvio apatico, con una partenza veemente, un parziale di 2-8 rimontato da un 2+1 di LeBron James per il 14-12, seguito da un break da 8-0 che aveva portato al controsorpasso sino al 14-20. A quel punto è entrato Kevin Durant, che pure era in dubbio alla vigilia (era rimasto fermo per l’intero periodo di preparazione della spedizione olimpica), è salito subito in cattedra e così il Dream Team ha ribaltato il risultato andando a prendersi la leadership: 25-20 alla prima sirena, e il resto poi è venuto di conseguenza, come dimostrano i parziali di 56-49 nel primo tempo e 84-65 al terzo quarto, prima che il punteggio iniziasse a superare i venti punti di distacco nell’ultima frazione. Così vanno le cose, così devono andare.
I 20 punti e gli 8 assist di Nikola Jokic non sono stati sufficienti alla squadra di coach Pesic e del resto, una volta capita l’antifona dopo l’effimero entusiasmo iniziale, c’era poco da fare al cospetto dei 23 punti del fenomeno dei Suns (ben 21 solo nel primo tempo), dei 21 dell’eterno LeBron James (con 7 rimbalzi e 9 assist), dei 15 punti di Jrue Holiday e dei 12 di Devon Booker, oltre agli 11 di Edwards e Curry, solo per citare coloro che sono andati in doppia cifra.
Poi, certo, è solo l’inizio. Ma che inizio.
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