Fabbri torna sulla terra, leggenda Crouser. Leo si perde sotto la pioggia: niente podio
Nel peso il gigante Usa fa tripletta di ori ai Giochi, l’azzurro è quinto. Pedana bagnata, il 21,70 gli viene cancellato e poi riassegnato
Leonardo Fabbri vincerà l’Olimpiade. Fra quattro anni a Los Angeles. Lo penso e lo scrivo seriamente: perché è un campione vero, perché è un bravissimo giovane e perché farà tesoro della tremenda lezione incassata qui a Parigi.
Un fallimento? Eh, insomma. Un anonimo quinto posto, praticamente niente per un pesista che ha il diritto di sognare il massimo. Una gara di fatto non disputata. Un viaggio nell’incubo per il gigante fiorentino.
Sarà dura. Ma Super Leo si riprenderà.
L’alibi. Conoscete quel detto? Quando le cose vanno male, potrebbero sempre andar peggio: potrebbe piovere. E infatti. Fabbri si era inguaiato con un nullo iniziale, un lancio da oltre ventidue metri purtroppo non valido. Lì temo siano rispuntati i fantasmi che già nel giorno della qualificazione avevano tormentato il toscano. Cercava sicurezza, ha trovato, di nuovo, l’inquietudine. Strappato faticosamente l’ingresso tra i primi otto per i tre tentativi finali, Leonardo dai fantasmi è passato alle streghe. Dal cielo è arrivato un temporale. E conservare l’equilibrio sulla pedana fradicia è diventato un esercizio circense.
Povero Leo e poveri noi! Lì avrebbe avuto bisogno di una giuria più rispettosa delle esigenze dei lanciatori. La prova poteva essere interrotta, almeno secondo più di un concorrente.
Niente. Hanno prevalso altre logiche. E Fabbri era ormai prigioniero delle sue angosce. Gli hanno restituito un 21,70 che valeva un precario quinto posto. Ma le proporzioni del fallimento erano già conclamate.
Mi corre anche l’obbligo di precisare che in extremis, mentre Leo sbagliava ancora, l’americano Kovacs ha sparato un 22,15 buono per l’argento, in scia al suo mitico connazionale Crouser, che aveva ammazzato la gara con un 22,90 inavvicinabile. Bronzo al giamaicano Campbell.
Altro da aggiungere? Si. Il cervello umano è il più grande mistero dell’universo. Perché io, al netto di alibi legittimi fin che si vuole ma alla fine inutili, una spiegazione razionale non ce l’ho. Resta solo il dispiacere.
Santa Lucia. Sotto il diluvio e su pista bagnata, i 100 femminili hanno incoronato Julien Alfred, 23enne di Santa Lucia, piccola isola caraibica. Si è imposta con 10.72 davanti alle americane Sha’Carri Richardson (10.87) e Melissa Jefferson (10.92). La giamaicana Fraser Pryce, tre volte olimpionica, aveva rinunciato alla semifinale.
Ottava nel triplo (14,14) Dariya Derkach, l’italiana venuta dall’Ucraina nel 2002.
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