Giornata amara nell’omnium. Paternoster sta male e sfuma il sogno podio: "Anche svenuta, non doveva andare così»
L’azzurra deve accontentarsi della tredicesima posizione ma era una delle favorite per andare a medaglia.
Alla lista di chi ha visto sfumare il sogno olimpico per un malanno come Tamberi si iscrive anche Letizia Paternoster, ultima speranza di medaglia nel ciclismo su pista: tredicesima nell’omnium, dove puntava al podio, la trentina spiega il suo deludente risultato con un’indisposizione che l’ha colpita poco prima della gara.
"Sono stata male fin dal riscaldamento del mattino, all’improvviso ho iniziato a vedere tutto sfocato e sono svenuta. Ero motivata, in questi giorni ho espresso valori che mai avevo avuto, conoscevo bene le avversarie: mai avrei pensato che il mio primo omnium olimpico andasse così", le parole dell’azzurra, 25 anni, che non esclude di aver pagato l’ansia da prestazione. "Forse non ha giovato esser l’ultima a gareggiare, con importanti aspettative che io stessa mi ero data. Ci riproverò a Los Angeles", la promessa.
Curioso il destino della pista azzurra: ha conquistato medaglie inattese (l’oro di Guazzini e Chiara Consonni nella madison femminile, l’argento di Viviani e Simone Consonni in quella maschile) e non ha centrato quelle ipotizzate (si puntava in alto sia col quartetto uomini, che si è fermato al bronzo, sia con quello donne, finito quarto, oltre che con Paternoster). Tre medaglie (più l’argento di Ganna nella crono) sono comunque un bottino ricco per un ciclismo alle prese con uno spauracchio chiamato ricambio.
Il futuro non sembra spaventare il vero eroe di questa spedizione, il ct Marco Villa, un gigante per intuito (la scelta dell’inedita coppia Guazzini-Consonni), riconoscenza (aver sempre creduto in Viviani) e capacità di spremere il meglio dal materiale a disposizione.
"Portiamo a casa medaglie di tre metalli, siamo in linea col buon lavoro svolto. Abbiamo un gruppo di donne giovani e di uomini più esperti che possono andare avanti a lungo, non mancano nuovi talenti, con gli under 23 e gli juniores stiamo vincendo titoli internazionali. Dobbiamo continuare a far sistema fra pista e strada, come altre nazioni, senza perdere promesse che dopo i successi giovanili mollano la pista: per fare il mio lavoro non chiedo altro", le parole del tecnico al quale un ciclismo in difficoltà come il nostro deve al momento le sue uniche gioie.
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