Giovanni Malagò: il futuro del Coni e le sfide dello sport italiano
Malagò discute il futuro del Coni, le elezioni presidenziali e le sfide dello sport italiano, tra eventi e resilienza.

Giovanni Malagò ieri a Bologna ha consegnato le benemerenze nazionali ai dirigenti e alle società dell’Emilia Romagna
Giovanni Malagò è sempre in movimento. Ieri nel viaggio da Roma a Milano, dove oggi sarà presente a un cda della Fondazionale Milano-Cortina verso i Giochi dell’anno prossimo, il presidente del Coni in scadenza di mandato si è fermato a Bologna dove ha consegnato le benemerenze ai dirigenti dell’Emilia Romagna, segnalati dal comitato guidato da Andrea Dondi.
È stata l’occasione per fare il punto su alcune cose, tra cui le elezioni alla presidenza del Coni dalle quali, per le regole, al momento è escluso. Lunedì a Roma si terrà un consiglio nazionale straordinario nel quale Malagò darà alcune comunicazioni ufficiali. Alla domanda diretta su che cosa ci dobbiamo aspettare da quel Consiglio, Malagò ci ha risposto così: "C’è un ordine del giorno importante, ci sono anche un po’ di notizie su agenda e grandi eventi sportivi che sono in preparazione, giochi olimpici, giochi giovanili, giochi del Mediterraneo. Poi se c’è qualche altra cosa è corretto che magari ce la raccontiamo, per rispetto, nei lavori del Consiglio. Anche se al suo posto, se fossi stato un giornalista, anche io avrei fatto questa domanda".
Svolta rosa. Stuzzicato sulla possibilità che dopo Kirsty Coventry eletta a capo del Cio possa esserci anche una donna a capo del Coni, Malagò ha confermato la sua posizione: "I tempi sono maturi, ma sono maturi in tutti i 206 paesi del Cio, a patto che come nel caso della Coventry ci sia una candidatura forte e autorevole e ci sia il consenso, come è stato dimostrato all’interno del Cio. Non mi avventuro nella proposta di nomi, serve non solo la disponibilità, ma anche la volontà di appoggiarla, questa eventuale candidatura. È un errore dire che a prescindere ci debba essere necessariamente una donna, ma al tempo stesso è corretto dire che oggi ci sono delle opzioni sul tavolo. Anche se al momento non mi sembra che ci sia una candidatura in questo senso".
Brignone. "Ho parlato più volte con Federica, si è trasferita a casa, ma ha cominciato la rieducazione a Torino, la andrò a trovare presto. Mi sono piaciute moltissimo anche le cose che ha dichiarato, non è certo una che molla: è stata di gran lunga la più forte sciatrice del mondo, oggi dovrà dimostrare di non essere solo quello, ma da lei ce lo aspettiamo, c’è un intero paese e non solo che tifa per lei".
Sinner. "Non ho mai dubitato che continuasse a essere il numero uno fino a Roma, c’è un’aspettativa che cresce ancora di più e sicuramente fa bene a tutti, al torneo, al tennis italiano, a lui, a tutto il movimento".
Resilienza. "Siamo in Emilia Romagna e va un doveroso omaggio a questa regione, io ho cercato di essere presente in tutti e 21 i comitati (il Trentino Alto Adige ne ha 2, ndr). I numeri sono chiari, questa regione è grandiosa sotto il profilo della storia e dei risultati, non è stata fortunata negli ultimi anni con i disastri ambientali che hanno molto messo in difficoltà tante associazioni sportive e dilettantistiche. Ne parlavo con Gianni Morsiani, nuovo presidente della federazione lotta, che ha dovuto ricostruire tre volte l’impianto".
Sistema. "Io mi sono sempre sentito un volontario prestato allo sport, capisco benissimo chi sacrifica tutto senza ricevere una retribuzione e neanche un rimborso spese. Ma abbiamo questa specie di scimmia, di malattia, di stella cometa perché il nostro mondo ha uno scopo, quello di creare una comunità civile. Questo è un paese in cui nessuno ha ancora saputo trovare un’alternativa non dico migliori, ma proprio in assoluto, a questo sistema rappresentato dal Coni, la confederazione di federazioni. Sulle spalle di questo mondo grava tutto, lo sport di vertice e quello di base: quese sono parole che non si possono mai separare. Quando sento qualcuno parlare di differenze trovo la cosa imbarazzante, quando succede da parte di chi che fa parte del nostro mondo. Lo sport di base ’è’ lo sport di vertice, praticato da sedici milioni di tesserati che sono cresciuti nonostante il Covid. Sono simili perché hanno regole, sono organizzati, preordinati in base a regole. Altra cosa è lo sport per tutti".
Bilancio. "Aumentare il prestigio del nostro sport nonostante fattori diciamo esogeni è stata una traversata del deserto che è riuscita grazie alla base".
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