Giulia Rizzi: Dall'Apnea alla Medaglia d'Oro Olimpica nella Spada

La storia di Giulia Rizzi, schermitrice italiana, che ha conquistato l'oro olimpico grazie a determinazione e mindfulness.

di DORIANO RABOTTI
26 aprile 2025
Giulia Rizzi ha vinto l’oro con la squadra della spada con Fiamingo, Navarria e Santuccio (Bizzi-Federscherma)

Giulia Rizzi ha vinto l’oro con la squadra della spada con Fiamingo, Navarria e Santuccio (Bizzi-Federscherma)

Una vita in apnea per riemergere sul gradino d’oro del podio olimpico. La storia di Giulia Rizzi da Udine, 35 anni, è un inno alla capacità di resistere, a costo di trattenere il respiro. O di imparare ad usarlo per darsi la spinta e uscire quando conta, assecondando il destino che evidentemente ti voleva su quel trono nel momento giusto, alle Olimpiadi. Perché la carriera di Giulia, azzurra della spada medaglia d’oro a squadre a Parigi, è esplosa quando altri atleti iniziano a pensare al ritiro. Merito anche del maestro Roberto Cirillo e del ct Dario Chiadò che le ha dato una grande chance a 34 anni.

Giulia, che ricordo ha di quella vittoria?

"In realtà ero molto malinconica, appena finito. Avrei dovuto essere gasata a mille, ma a 35 anni sei più riflessiva, la vivi in modo diverso. Poi tornavo dove avevo vissuto per sei anni, al Grand Palais è stata la gara più bella e più scenica che abbiamo mai fatto. Troppe emozioni, penso di averla subita un po’ nell’individuale, ero davvero molto tesa. Ma doveva andare così".

Lei è udinese verace.

"Sì, sono cresciuta all’Asu Scherma, una delle palestre di Udine, fino ai 20 anni. Poi sono andata a Milano, con il maestro Andrea Candiani, per 5 anni. E poi mi sono trasferita a Parigi".

Per amore.

"Anche. Il mio compagno faceva parte della nazionale francese di spada, quando ho deciso di trasferirmi l’ho fatto anche per lui. Però hanno un sistema molto diverso dal nostro, lui si allenava in un centro federale, invece gli ’stranieri’ devono farlo in strutture simili a club, private, dove però si lavoro quasi solo sulla scherma. Ho lavorato per due o tre anni con la nazionale colombiana o con il team storico Levavasseur dove si sono allenati grandi campioni".

Quindi che cosa mancava?

"Per me essere un professionista non è solo fare scherma, è la preparazione fisica, il mental training, tutta una serie di cose che lì era difficile mettere insieme".

È tornata in Italia per questo motivo?

"Ci si è messa anche la vita, io e il mio ragazzo ci siamo lasciati e questo ha agevolato il rientro, diciamo. Parigi è bellissima, ma c’ero andata per lui e a quel punto non c’era più niente che mi legasse a quella città".

E invece ci sarebbe stato...

"Sono tornata a casa un anno prima delle Olimpiadi e ovviamente, a posteriori, mi sembra che fosse destino. Ma subito non è stato semplice, all’epoca ero anche fuori dalla squadra azzurra, mi dovevo qualificare anche per l’individuale. È stato un salto quasi nel buio".

Ne valeva la pena, per l’oro.

"Ora posso dire di sì, ma al tempo non ero così serena. Mi hanno aiutato le tante persone che mi dicevano: non ce la farai mai, è impossibile. Ho la testa dura, in genere quando mi mettono un freno riesco a dare il meglio, mi scatta l’orgoglio. Sono abbastanza competitiva".

Andare a Parigi per amore ha ritardato il suo successo? Non era meglio trovarsi un fidanzato di Livorno, Jesi o Frascati?

"Ah ah. No, non cerco giustificazioni, ma sono sicura che ognuno abbia un suo percorso diverso nello sport, nella vita, nelle relazioni. Sono arrivata tardi perché il mio percorso mi ha portato a trovare tardi la quadra di cui avevo bisogno. In Francia ho imparato tanto e mi è servito per vincere dopo. Doveva andare così, semplicemente".

Lei crede nella mindfulness. Ci spiega di che cosa si tratta?

"Quando ero a Parigi ho fatto un percorso di mindfulness applicato alla scherma, con uno psicologo. Aiuta a concentrarsi sul momento presente, ad ascoltarsi, per due anni mi sono trovata molto bene".

E poi?

"Ora ho cambiato preparatore e mi alleno con l’apnea, il metodo Deep Inside State of Mind".

Apnea in acqua?

"Anche, ma in parte si usa la respirazione perché è un veicolo fortissimo per sbloccare le emozioni e percepire come si è, come si sta nel momento presente. Sono seguita da un professionista, Alessandro Vergendo, che lavora con la moglie Rosarita Gagliardi. Lui è di Udine, ma abita a Dubai, dove lavora. Quando torna facciamo delle full immersion di apnea".

Fuori dalle pedane che cosa fa Giulia Rizzi?

"Leggo tantissimi libri. E mi godo il Friuli, siamo piccoli, ma abbiamo tutto, dal mare alla montagna. È un piccolo universo".

E tifa per l’Udinese.

"Sì, anche se mi è difficile conciliare scherma e stadio. Ma è stato molto bello quando ci hanno invitato allo stadio, dopo le Olimpiadi, c’era anche Mara Navarria che pure è friulana".

Giulia, quest’anno a Genova ci saranno gli Europei in giugno.

"Sono contenta perché Genova è una città del cuore per me, sarà particolare perché si gioca in casa. Il mio obiettivo è trasformare le aspettative in carica".

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