Igor Tudor e il futuro incerto sulla panchina della Juventus
Nonostante i successi, il futuro di Tudor alla Juventus è incerto. L'ombra di Conte e le sfide in Champions pesano.

Igor Tudor, 47 anni, è sulla panchina della Juve dallo scorso 25 marzo dopo l’esonero di Thiago Motta
Tutte le voci sul futuro, e tutti gli indizi, non portano a Igor Tudor sulla panchina della Juventus la prossima stagione. Posto in Champions o meno, e a prescindere da ciò che accadrà al Mondiale per club, dove il croato sarà al timone, i segnali a Torino sono questi, ed è in questa chiave che si possono leggere le parole di Tudor che, anticipando ieri la conferenza stampa di vigilia della partita contro l’Udinese (domani sera allo Stadium), ha mostrato l’orgoglio di chi sa che anche raggiungere l’obiettivo potrebbe non bastare.
A chi gli domanda se pensa di meritare la riconferma, se sente l’ombra di Antonio Conte, l’allenatore risponde con determinazione: "Vivo alla giornata, me la godo, soffro come soffre ogni allenatore; non pensando al futuro, ma perché mi metto nei panni dei giocatori, mi nutro della loro fiducia. Se poi mi chiedete se mi sento inferiore a qualcuno, vi dico di no: non mi sento inferiore a nessuno".
Chiaro, netto, ma del resto quando Tudor ha firmato, a fine marzo, era al corrente di una precarietà che, comunque, per il suo domani potrebbe essere una vetrina, se riuscisse davvero a chiudere al quarto posto e a fare bella figura negli States da metà giugno. "Quando sono arrivato questa squadra era in buco, un buco profondo, e con questo non dico niente di nuovo. Il momento era quello che era, e credo che poi da quel buco sia uscita in un tempo abbastanza breve nonostante problematiche di cui spesso ci si dimentica, perché in questo periodo non abbiamo quasi mai avuto Koopmeiners né Gatti, Cambiaso e Yildiz hanno saltato parte delle partite per motivi diversi, e due delle ultime tre gare le abbiamo giocate per metà con un uomo in meno. Non sono scuse, ma nemmeno aspetti banali: abbiamo portato a casa tre vittorie in casa e pareggiato tre scontri diretti fuori, meritando anche più degli avversari, e abbiamo perso a Parma, La squadra ha dato sempre ciò che aveva. Oggi vedo una Juventus più viva e più battagliera, che ha anche espresso un bel gioco. Poi anche io vorrei sempre il calcio champagne, anche con un uomo in meno, ma in questo momento non si può fare".
E, se non si può, ci si arrangia, come ha tentato di fare Tudor sinora, e come farà anche domani, quando recupererà Yildiz e Vlahovic, ma dovrà fare a meno dello squalificato Kalulu, mentre Gatti "potrà fare più o meno ciò che ha fatto nell’ultima gara", dice il tecnico, cioè entrare alla bisogna nel finale. Meno di dieci giorni, poi la Juventus scoprirà se Tudor sarà riuscito a portare quel quarto posto che, quando Motta venne esonerato, era appena stato perso. L’Udinese domani, poi il Venezia domenica prossima: con due vittorie i bianconeri saranno certi del posto. Ma se il futuro è tutto da scrivere, il passato è un periodo ipotetico: "Se questa squadra fosse sempre stata al completo, con anche Bremer, Cabal, con Koopmeiners e Vlahovic sempre al meglio, e allenata forte, avrebbe potuto competere con tutte anche quest’anno". Passino gli infortuni, ma in quell’"allenata forte", probabilmente, c’è buona parte di ciò che è alla Juventus è mancato, ciò che l’aveva fatta sprofondare nel buco. E non ha a che fare con Tudor.
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