Il presidente e i sogni in... batteria: "Alleviamo collezionisti di primati"
L’ex marciatore azzurro Luca Barzaghi: "Da Jacobs alla promessa Doualla, siamo la regione più fertile d’Italia"

L’ex marciatore azzurro Luca Barzaghi: "Da Jacobs alla promessa Doualla, siamo la regione più fertile d’Italia"
"L’atletica leggera è sempre stata la mia passione. E fa parte della mia vita". Fin da quando aveva 12 anni e "ho mosso i primi passi alla Forti & Liberi di Monza, mezzofondo e maratona", ma "ormai le scarpe da gara le ho appese al chiodo". Anno 2002. Luca Barzaghi (nella foto sotto), classe 1968, monzese doc, nel curriculum sportivo ha sette presenze in Nazionale tra cui i Mondiali 1995 e gli Europei 1994 sia in maratona sia nella corsa campestre, conquistando nel cross continentale di trent’anni fa il piazzamento individuale di maggiore prestigio: la sesta posizione da affiancare all’ottavo posto nella Coppa del Mondo di maratona 1993 con il personale sui 42,195 km (2h10’53). Mentre a squadre, si è messo al collo il bronzo ai Mondiali di mezza maratona 1995. Con "il rimpianto di non essere riuscito a fare il tempo per le Olimpiadi". Poi la carriera da dirigente, "ho fatto tutta la gavetta", fino alla presidenza dell’Atletica Monza dal 2018 al 2020. Ora è rimasto consigliere, perché l’impegno in Federazione s’è fatto sempre più pieno. Prima come braccio destro di Gianni Mauri, da ottobre ha preso in mano lui il testimone in Lombardia della Fidal, la Federazione di atletica leggera.
Presidente, in che forma è l’atletica lombarda? "Molte delle ultime medaglie “pesanti“ sono state portate da atleti che vestono maglie di società lombarde o da atleti lombardi arruolati nei gruppi sportivi di corpi militari. Abbiamo numeri importanti, un patrimonio di campioni e atleti in generale unico in Italia. Senza contare che negli ultimi tre anni abbiamo organizzato 1.800 manifestazioni".
Qual è il piano per i quattro anni di mandato? "La squadra della Federazione è stata costruita senza criteri territoriali, ma sfruttando le competenze specifiche di ognuno per il bene dell’atletica lombarda. Continueremo a lavorare come una famiglia, con l’obiettivo di portare almeno un evento nazionale su pista in Lombardia e di "sviluppare la formazione degli istruttori e dei dirigenti, con l’ambizione che un futuro presidente nazionale Fidal possa essere il “prodotto” della nostra regione".
L’atletica sta vivendo un momento magico, ma durerà? "Non è una bolla, abbiamo numeri imponenti. E anche una batteria di giovani atleti che stanno crescendo e che faranno strada. Oltre a Marcel Jacobs, Filippo Tortu, Fausto Desalu o Mattia Furlani, abbiamo Daniele Inzoli nel lungo, Erika Saraceni e Francesco Crotti nel triplo, Matteo Sioli nel salto in alto, la velocista Elisa Valensin: stanno facendo tutti collezione di primati. E poi c’è Kelly Doualla, un talento naturale: dobbiamo stare solo attenti a non bruciarla. Parallelamente dobbiamo lavorare per far emergere molti più talenti, soprattutto tra i Cadetti: molti di loro si perdono, mentre vorremmo riuscire a tenere alta l’asticella".
Giovani promesse figlie (anche) del Progetto Talento... "Raccogliamo ogni anno circa 30mila euro di donazioni spontanee, poi grazie a un accordo con Regione Lombardia che ha fatto del nostro un progetto pilota e attraverso nostre risorse riusciamo a distribuire ogni anno circa 100mila euro di borse di studio. Vogliamo ulteriormente svilupparlo, così come cerchiamo di investire nei rapporti con il mondo della scuola e nella crescita della Coppa Lombardia nei propri diversi settori, a partire dalla corsa in montagna".
Ma c’è spesso l’ostacolo degli impianti, nonostante negli ultimi sei anni siano state fatte o sistemate una cinquantina di strutture per atletica leggera. "La sofferenza è generale. Milano, in particolare, sta vivendo il momento peggiore. La pista dell’Arena non ha più l’omologazione, il campo Carraro è fuori uso, il Saini è fermo per lavori. A Monza il campo del Chiolo avrà una pista da 200 metri con tribune omologata per le gare, ma è in una zona periferica, quale società potrà permettersi di gestirla? Ancor più perché dovrà convivere con il rugby e il calcio. Il fatto è che i Comuni non possono pensare di fare reddito su società che fanno i salti mortali per stare in piedi. Difficoltà anche sul fronte degli impianti indoor: oggi in Lombardia sono solo a Casalmaggiore, Bergamo e Saronno), ma nel 2026 avremo l’impianto ad anello da 200 metri con tribune a Brescia che potrà competere con Ancora e Padova".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su