Inter sfavorita contro PSG in finale di Champions League: sfida tra mondi diversi

Inter e PSG si affrontano in finale di Champions League: differenze economiche e filosofie a confronto.

di GIULIO MOLA
28 maggio 2025
Inter e PSG si affrontano in finale di Champions League: differenze economiche e filosofie a confronto.

Inter e PSG si affrontano in finale di Champions League: differenze economiche e filosofie a confronto.

L’Inter formato Europa è quasi da record, una vera “big“ nello spirito ma nonostante tutto un gradino più sotto rispetto alle altre superpotenze del Continente. Così la pensano alcuni addetti ai lavori ma soprattutto i “bookmakers“ che, come già accaduto nel 2023 per la finale con il Manchester City, anche questa volta danno i nerazzurri sfavoriti per l’ultimo atto della Champions League contro il Psg. Due società differenti, ma anche due mondi a confronto. Parigini da una parte, nerazzurri dall’altra con età medie molto diverse, ma pure tetto ingaggi e investimenti impari. Non solo stile di gioco o sistema tattico. Filosofie opposte quelle di Al Khelaifi e del Fondo Oaktree, ma la verità è che tutto potrebbe essere capovolto il 31 maggio.

Di sicuro se prendessimo solo l’aspetto anagrafico, dovremmo parlare di sfida tra generazioni distanti fra di loro. A Monaco di Baviera si affronteranno la squadra con l’età media più alta tra quelle approdate agli ottavi di finale – l’Inter con i suoi 29,3 anni – e la più giovane, visto che i francesi scendono a 23,6. Una differenza non di poco conto, accentuata dal fatto che le prime quattro tra le cinque formazioni più “anziane” schierate nella competizione sono proprio nerazzurre, col primato (31,1 anni di media) stabilito nella notte di Monaco contro il Bayern.

Anche dal punto di vista economico il divario è ben evidente: al di là del fatto che tutti i protagonisti della finalissima sono calciatori ben pagati, lo squilibrio emerge entrando nei dettagli. Il monte ingaggi dell’Inter si assesta sui 141 milioni di euro (poco superiore a quello di due anni fa fissato a 134,2 milioni e meno della metà di quello del Real Madrid che si è portato a casa l’ultima coppa) quello dei rivali francesi sale a 221. I soldi però non comprano il Paradiso e con tutti gli scongiuri del caso se sabato notte i ragazzi di Inzaghi alzassero la coppa al cielo, diventerebbero i vincitori con il totale stipendi più basso dell’ultimo decennio, meno anche del Liverpool campione 2018/19. Basta guardare i contratti dei big: vero, Ousmane Dembélé (ingaggio annuo lordo da 18 milioni) non guadagna molto di più di Lautaro Martinez, il nerazzurro più pagato (16,6 milioni lordi), ma la differenza è tutta nei “bonus“, considerato che molto più ricchi sono quelli del Psg. E comunque anche Nicolò Barella, il secondo dei calciatori meglio remunerati dall’Inter (12 milioni lordi a stagione) è ben dietro i vari Marquinhos, Hakimi, Lucas Hernandez, Kvaratskhelia e Donnarumma (Gigio viaggia ancora sui 10 milioni a stagione netti).

I numeri che segnano le differenze maggiori sono quelli che riguardano i fatturati: 359,2 milioni di euro per i nerazzurri (al netto del player trading), molto più del doppio (807,9 milioni) per i parigini, superati in questa speciale classifica solo dal Real Madrid. Del resto l’Inter di Oaktree è la terza meno costosa fra le finaliste degli ultimi 10 anni di Champions League. Conteggiando il costo totale dei cartellini dei giocatori in “rosa“ si arriva alla cifra di 291,3 milioni di euro. Pochi rispetto al Psg (700 milioni) ma una cifra superiore rispetto a quanto costò la squadra nerazzurra che spaventò il City di Guardiola due anni fa.

E c’è poi un dettaglio tecnico che deve far riflettere: se da una parte l’Inter è stanca dopo una stagione estenuante, il Psg (lo rivelano le statistiche) è la squadra che in Champions corre di più. Molto di più: 1451 km “macinati“ (184,3 solo quelli di Neves), 90,38 per partita, contro i 1029 dei nerazzurri (73,22 a gara). Un elemento che evidenzia la duttilità dell’impostazione di Luis Enrique, che alla riaggressione immediata alterna anche momenti di blocco basso e ripartenza fulminea. Il tutto confortato da 105 tackle vinti e 694 recuperi di palla. Snocciolare i numeri, però, non significa dare sentenze. L’Inter quest’anno ha fermato squadre come City, Arsenal, Bayern e Barcellona. Con coraggio, solidità e qualità. Un biglietto da visita che basta per andare a Monaco con una valigia carica di speranze.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su