Liddi: “Giocare con l’Italia il top della mia carriera”

Alex, primo azzurro a giocare in Mlb, ha annunciato il ritiro a 36 anni e non ha dubbi: “La maglia della Nazionale è stato il massimo. Hernandez mi ha aiutato molto a crescere negli Stati Uniti”

di Redazione Sport
21 febbraio 2025
Alex Liddi, 36 anni (foto fibs.it)

Alex Liddi, 36 anni (foto fibs.it)

Roma, 21 febbraio – Dopo aver stabilito il record di essere diventato il primo giocatore italiano ad approdare nella Major League americana di baseball (coi Seattle Mariners), per Alex Liddi è ora il momento di riavvolgere il nastro dei ricordi: il sanremese ha infatti annunciato il suo ritiro a 36 anni. “Mi è piaciuto tutto – ha detto Liddi nella conferenza stampa indetta dopo l’ufficialità del suo addio al campo, alla presenza del numero uno federale Marco Mazzieri – ho conosciuto Paesi, realtà, culture e devo ringraziare molte persone. Il baseball mi ha dato tanto, ora tocca a me aiutare i giovani. La decisione di ritirarmi è stata una scelta difficile – ha proseguito l'ex azzurro – ma ho sentito che fosse giunto il momento e volevo passare più tempo con la famiglia”. Tra i punti più alti della carriera del campione ligure vi è sicuramente l’approdo nella Major League, il più grande campionato di tutto il mondo che finora lo rende l’unico tra i vari battitori italiani ad aver raggiunto tale traguardo facendolo entrare di diritto nell’olimpo del baseball azzurro. Se questo però rappresenta il momento più alto a livello individuale, però per il giocatore sanremese invece l’apice di tutto sarebbe solo uno: la convocazione in maglia azzurra: “Il momento più bello della carriera? Giocare con la Nazionale – ha sentenziato - può sembrare un discorso scontato o romantico, ma quando giochi e vivi tanti anni fuori dall’Italia, tornare in patria per essere compagno a giocare con quelli che erano i tuoi amici e i tuoi compagni d’infanzia, e con loro affrontare le grandi sfide tra nazionali, è un’esperienza incredibile”.

E in effetti per uno come lui ‘catapultato’ tra le stelle negli Stati Uniti, tornare a casa per vestire la maglia della nazionale doveva essere un sogno che si realizzava: “Ricordo il mio primo anno in singolo A, in Minor League. Ero molto giovane e non avevo la patente. Noi ragazzi abitavamo da soli e guadagnavamo 450 dollari ogni due settimane, che servivano per vivere e muoversi – ha raccontato Liddi scavando nei propri ricordi -. A casa dormivamo sui letti ad aria, ma ci divertivamo, facevamo quello che amavamo. Sento dire che sono sacrifici, ma per me non è così: i sacrifici li fai se qualcosa non ti piace; per me questo non è mai stato un sacrificio, né i lunghi viaggi, né gli spostamenti, né altro, perché mi è piaciuto tutto”. Nonostante le difficoltà però a prendere il sopravvento sono sempre gli attimi più belli vissuti, in particolare le persone o meglio i tuoi idoli fin da bambino: “Tra i giocatori più noti, ricordo volentieri Felix Hernandez, che mi ha preso sotto la sua ala e mi ha protetto, spiegandomi come approcciare la MLB – ha spiegato Liddi parlando dell’esordio in Major League -. Lui e Chone Figgins sono stati una parte importante della mia crescita in MLB. Voglio però oggi ringraziare pubblicamente tutte le persone che hanno fatto parte della mia crescita, tutti i miei compagni italiani e coloro che per me hanno fatto la differenza, in particolare il presidente Mazzieri qui al mio fianco che lo considero come il mio padre del baseball perché mi ha insegnato quasi tutto di questo sport”.

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