Mei, il futuro azzurro va di corsa. "Questa è l’Italia più forte di sempre. Su Doualla e Succo niente pressioni»

Il presidente della Fidal fa il punto dopo gli exploit indoor delle due nostre giovanissime stelle "Tamberi? Lo sento sempre e spero continui, aspetto Jacobs. Fosse per me confermerei Malagò" .

di LEO TURRINI
11 febbraio 2025
Stefano Mei, 62 anni, presidente della Federatletica dal gennaio 2021

Stefano Mei, 62 anni, presidente della Federatletica dal gennaio 2021

"Non voglio fare arrabbiare il mio amico Binaghi, ma noi dell’atletica non abbiamo nulla da invidiare al tennis. Anzi, tra piste e pedane il meglio deve ancora venire…".

A Stefano Mei non ha mai fatto difetto l’esuberanza, neppure quando si dedicava al mezzofondo. Presidente della federatletica dal 2021, si gode le ultime imprese delle nuovissime generazioni. È appena successo qualcosa di straordinario ad Ancona: Kelly Doualla, 15 anni, 7”19 sui 60 indoor, record europeo di categoria, seconda italiana più veloce di sempre. Alessia Succo 16 anni, 8”07 sui 60 ostacoli, record mondiale di categoria. "E queste imprese sono figlie della estate magica di Tokyo 2021 ma anche di Parigi – racconta Mei- Nel nostro sport nulla accade per caso".

In che senso?

"L’Olimpiade giapponese ha innescato una dinamica virtuosa. Jacobs, Tamberi, la 4x100, i marciatori: sono stati i nostri testimonial. Hanno cambiato l’immagine della atletica, che da allora ha un appeal speciale su bambini e bambine".

A proposito di Gimbo…

"Fermo là, so già dove vuole arrivare".

Lascia o raddoppia?

"Io con Tamberi parlo regolarmente. A giorni comunicherà la sua decisione".

Indizi?

"Io spero continui. Non fino al Mondiale di Tokyo, dico fino ai Giochi di Los Angeles del 2028. È un traguardo alla sua portata".

Addirittura.

"Mi permette una battuta?"

Anche due.

"L’atletica azzurra ha già la squadra per L’Olimpiade di Brisbane del 2032".

Addirittura bis.

"Non sto scherzando. Abbiamo accennato a Kelly e ad Alessia. Poi pensi a Mattia Furlani il lunghista, a Lorenzo Simonelli negli ostacoli, a Nadia Battocletti. E potrei continuare. Vuol saperne un’altra?"

Non la trattengo, presidente.

"Nei giorni d’oro di Mennea e Simeoni, avevamo in Pietro e Sara due idoli assoluti ma dietro non c’era granché. Adesso abbiamo la squadra più forte di sempre, non ci sono comparse, quasi in ogni prova abbiamo ragazze e ragazzi che possono sognare in grande".

Siete proprio come il tennis.

"Lasci stare il paragone! Il tennis è bellissimo, Sinner è un fenomeno ma per capire l’atletica serve una cultura dello sport ovviamente ben più profonda".

Ho capito. Mei, lei in cosa crede di aver cambiato la sua federazione?

"Ho puntato sugli investimenti da destinare alla cosiddetta preparazione olimpica. Abbiamo speso di più e meglio, per mettere tecnici ed atleti nelle condizioni ideali".

E i risultati sono arrivati.

"I risultati spingono alla emulazione, alla imitazione in positivo. Gli effetti sul reclutamento sono decisivi. Se posso scegliere tra mille ragazzi e ragazze anziché tra cento, chiaramente le prospettive cambiano. Non dobbiamo mai smettere di crescere. Dopo di che ci vuole pazienza, con i giovanissimi soprattutto".

Anche con Kelly e Alessia.

"Certamente. Non decido io la loro programmazione. Se insieme agli allenatori si sentono pronte per gareggiare al livello top, non ho obiezioni. E nemmeno ho pretese, eh".

Presidente, Jacobs che fine ha fatto?

"Al suo rientro indoor è stato fermato dalla febbre. Ma è un grande professionista, la fiducia nel suo talento è intatta, mica deve dimostrare ancora qualcosa".

Bene. È pronto per la domanda delle cento pistole?

"Scommetto che c’entra Malagò".

Scommessa vinta. Lei da che parte sta?

"Allora, io sono un uomo di sport e non di cavilli. So che c’è una legge, ma è curioso che per i vertici delle singole federazioni di fatto non ci siano limiti di mandato e invece per il Coni sì".

Quindi lei cambierebbe la legge.

"Non dipende da me, naturalmente. Dipende dalla politica. Mi limito ad osservare che lo sport, grazie anche al Coni, è diventato una eccellenza italiana. Se Malagò potesse continuare il suo lavoro, io ne sarei felice…".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su