Scala l’Everest con due protesi alle gambe: l’impresa da record di un ex militare nepalese

Hari Budha Magar è il primo doppio amputato arrivato in cima alla montagna più alta del mondo. “La vita è tutta questione di adattamento, niente è impossibile”, il post commosso su Instagram

24 maggio 2023
L'alpinista Hari Budha Magar (foto dal profilo Instagram ufficiale)

L'alpinista Hari Budha Magar (foto dal profilo Instagram ufficiale)

Nepal, 24 maggio 2023 – Una scalata da record quella di Hari Budha Magar, veterano di guerra e alpinista 44enne nepalese, il primo doppio amputato che ha scalato l’Everest con l’ausilio delle protesi.

Il militare aveva perso entrambe le gambe, dal ginocchio in giù, in Afghanistan, prestando servizio per l’esercito britannico. Nel 2017 era già riuscito nell’impresa di scalare una montagna alta più di 6mila metri.

Al termine della scalata della montagna più alta del mondo, le sue parole di gioia un lungo post sul suo account ufficiale Instagram.

"Sì, ce l’abbiamo fatta! Abbiamo creato la storia, la prima nel suo genere! La vita è tutta questione di adattamento, niente è impossibile”, ha scritto Magar. 

Venticinque le ore complessive tra andata e ritorno per completare il percorso fino alla vetta, con partenza dal campo 4. Un’avventura iniziata alle 21:50 dello scorso 18 maggio e conclusasi alle 23:00 del giorno successivo. 

"Il viaggio non è stato facile, abbiamo dovuto prendere alcune decisioni difficili lungo la strada”, dice l’alpinista. Che, nonostante le inevitabili difficoltà, ha messo piede sulla vetta alle 15:10 del 19 maggio

Un inno alla vita, alla tenacia e alla resilienza, quell’arte di sapersi adattare alle circostanze, anche alle peggiori. "Se siamo appassionati, disciplinati, lavoriamo sodo e crediamo in noi stessi, nulla può impedirci di realizzare il nostro sogno. Abbiamo dimostrato che nulla è impossibile”. 

Non solo passione e forza di volontà, ma anche preparazione fisica e sportiva e una squadra di affetti e professionisti alle spalle. “Questo straordinario risultato non sarebbe stato possibile senza il mio team; Krishna Thapa, il mio capo spedizione e il suo fantastico team di arrampicatori HST Adventures; la mia famiglia; i miei amici; le mie comunità nepalesi, gurkha, militari, britanniche e di Canterbury; i miei sponsor e sostenitori in tutto il mondo! Grazie dal profondo del mio cuore per il vostro aiuto, amore e sostegno che è stato travolgente”, ringrazia il veterano con parole commosse, che travalicano i confini dello schermo social.

La “missione” dello sportivo è ispirare e responsabilizzare le persone con disabilità. Ma soprattutto cambiare la percezione comune che la gente ha di loro. “Credo che una persona possa cambiare il mondo con l’aiuto degli altri. Farò tutto il possibile per rendere il mondo un posto leggermente migliore”, si augura. 

Per questo ha deciso di aprire una raccolta fondi per 5 enti di beneficienza, gli stessi che lo hanno aiutato in un momento di difficoltà. “Si prega di donare anche solo 1 dollaro e di condividere il più possibile. Sono sicuro che ci sono 884.900 (come l’altezza del Monte Everest, ndr) persone che possono sostenere l’iniziativa”. 

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