Stanco e la medaglia del destino. "Ci ho creduto, è la mia rivincita». Dal terremoto al secondo posto

Il padre perse tutto nel sisma del 1980 e lasciò l’Irpinia per la Svizzera dove è nata Silvana. A Tokyo arrivò quinta: "Ho lavorato sulla mia mente". Oro storico alla Ruano Oliva del Guatemala.

di DORIANO RABOTTI
1 agosto 2024
Il padre perse tutto nel sisma del 1980 e lasciò l’Irpinia per la Svizzera dove è nata Silvana. A Tokyo arrivò quinta: "Ho lavorato sulla mia mente". Oro storico alla Ruano Oliva del Guatemala.

Il padre perse tutto nel sisma del 1980 e lasciò l’Irpinia per la Svizzera dove è nata Silvana. A Tokyo arrivò quinta: "Ho lavorato sulla mia mente". Oro storico alla Ruano Oliva del Guatemala.

Ricostruire dalle proprie macerie, quelle dei muri e quelle dell’anima. E arrivare fino all’argento che dà un senso a tutte le sofferenze ingiuste, alle delusioni, ai rimpianti. Forse non era proprio rabbia, quella che Silvana Stanco scaricava sul grilletto del suo fucile disintegrando quei piattelli che la separavano dalla medaglia olimpica, ma ci somigliava tanto.

Perché la storia di questa svizzera d’Italia, nata a Zurigo ma di origini irpine, inizia anche prima della sua nascita. E arriva ad un risultato, il secondo posto dietro la guatemalteca Adriana Ruano Oliva (primo oro nella storia per il proprio Paese), che completa un percorso suo e della sua famiglia: "È una delle giornate più belle della mia vita, un’emozione unica, fuori dal normale. Ho lottato su ogni piattello fino a quando siamo rimaste in tre, lì mi sono un attimo scaricata. L’argento è davvero una grande soddisfazione, una rivincita", ha detto Silvana.

Perché c’era un conto aperto: "Dopo il quinto posto di Tokyo ero molto delusa, ho lavorato molto su me stessa, anche a livello mentale. Ci ho sempre creduto, per arrivare fin qui ho lavorato tanto, e adesso è bellissimo. La Ruano Oliva? Oggi era imbattibile, ha sparato benissimo". La centroamericana, religiosissima, non è abituata a stare a questi livelli, ma stavolta si è superata. Anche grazie agli allenamenti a Ponso, Padova.

A Tokyo Sissy, come la chiamano, era arrivata quinta, a Parigi ha sciolto la tensione di anni nel pianto tra le braccia della sorella Cristina, che era con lei a Chateauroux.

La storia di Silvana è quella di tante famiglie di emigranti che hanno dovuto prendere il coraggio e la vita tra le mani. E ricominciare: papà Donato lasciò l’Irpinia, dove viveva a Sturno, dopo il terremoto del 1980. Fu costretto a spostarsi in Svizzera, dove Sissy è nata nel 1993. Voleva fare la ginnasta, un infortunio la costrinse a cambiare idea. Ma come forse avrete capito, nella famiglia Stanco non sono abituati a farsi distogliere dall’obiettivo, anche se per arrivare al traguardo la vita propone continue deviazioni.

Come quella del 2016: Silvana aveva conquistato la carta per l’Italia, il dt Albano Pera decise di assegnarla a Jessica Rossi che a Londra aveva vinto (e che ieri non è entrata in finale), ovvio che la svizzera d’Irpinia non facesse i salti di gioia.

Ma è ripartita. Come fece papà tra le macerie, come ha fatto lei dopo Tokyo. Come fece appena quindicenne dopo una prima gara che avrebbe fatto cambiare strada a chiunque: in quella classifica il nome Stanco c’era due volte, papà Donato vinse, lei chiuse con 0 centri su 64.

Ieri in finale ne ha colpiti 40 su 50, rimontando inesorabilmente quasi tutte le avversarie, fino al sorpasso sull’australiana Smith, arrivata terza. Il regalo? Facile. Silvana, studi linguistici, pianista autodidatta, ha un debole per Taylor Swift. Ha rinunciato a vederla a San Siro perché stava preparando i Giochi.

Adesso può concedersi il lusso di staccare, finalmente.

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