Vincenzo Nibali: il futuro del ciclismo italiano e le sfide internazionali
Vincenzo Nibali discute il futuro del ciclismo italiano, le sfide internazionali e le giovani promesse come Lorenzo Finn.
Determinazione, grande competenza, autorevolezza e una passione sconfinata per il “suo” sport. Sono solo alcune delle caratteristiche che Vincenzo Nibali metterà a disposizione della Lega del ciclismo professionistico. Lo squalo dello stretto, uno dei pochi eletti al mondo ad aver vinto tutti e tre i grandi giri (Tour, Giro e Vuelta) ritiratosi nel 2022 oltre a tante altre corse (due Lombardia, la Milano-Sanremo tra le altre), è rimasto dentro il suo mondo.
La situazione del ciclismo? "È diventato ancor più internazionale. Sono tanti i nuovi Paesi che hanno dei campioni: non è più un affare solo italiano, francese, belga, spagnolo e olandese. Il ciclismo italiano sta soffrendo un pochino, manca ormai da tanti anni anche una squadra italiana. Siamo in sofferenza nelle corse a tappe, dieci anni fa eravamo 5-6 corridori che potevamo dire la nostra".
Qual è il nodo principale? "Il “problema“ è che ci sono alcuni elementi che sono i “padroni“ del gruppo: Tadej Pogacar, Remco Evenepoel, Jonas Vingaegaard, Primoz Roglic. E di questo bisogna prenderne atto. Dietro, di giovani come questi non ce ne sono, per ora. Ci mancano in Italia, ma mancano anche a tante altre nazioni. Non mancano invece in Italia le frecce per le gare di un giorno, ci difendiamo molto bene. Abbiamo i corridori da giornate singole come Bettiol, Ganna, Viviani e un Milan che ci ha fatto vedere grandi cose".
Qualche giovane promessa? "Speriamo in una crescita molto regolare per il nostro campione del mondo della categoria juniores Lorenzo Finn che può migliorare ancora tra gli under 23, nelle file della Red Bull Bora-Hansgrohe, con costanza, dedizione e con gradualità".
Questa è stata l’annata di Pogacar. Cosa ne pensa? "È stata una stagione incredibile, spesso è stato ingiocabile, veniva da un’annata in cui si era infortunato e aveva faticato parecchio, aveva tante motivazioni. Era prevedibile che facesse faville, io alla presentazione del Giro 2024 avevo detto che avrebbe potuto centrare la doppietta Giro-Tour e tutti mi hanno preso per pazzo. Poi lui ci ha messo altre perle, il Mondiale e le Strade bianche solo per citarne due. Eccezionale. Ma le cose cambiano, il prossimo anno sarà difficile ripetersi, anche perché mi aspetto un Vingegard in grande spolvero".
Cosa sta facendo adesso Nibali? Come è stato il distacco dalla attività? "Il distacco è avvenuto in modo graduale, senza traumi. Sono sempre nel ciclismo con tantissime attività, anche di promozione del nostro sport. In questi due anni ho collaborato con il Giro d’Italia, ultimamente sono stato a Singapore con la delegazione del Tour de France, collaboro col gruppo Crédit Agricole che fa grandissime cose legate al ciclismo e con Continental".
Cosa direbbe a un bambino che vuole fare ciclismo? "Il ciclismo sicuramente è una disciplina sportiva molto dura, ma chi si avvicina poi difficilmente lo abbandona perché è sport, salute, vita. C’è tanta disciplina dietro a questo sport. Se veramente i ragazzi sognano di intraprendere la strada delle due ruote devono seguirla, guardando avanti anche contro le avversità e le difficoltà. E poi non tutti devono o possono diventare campioni, si può diventare anche grandi gregari e uomini squadra. E se non si riesce a sfondare a livello pro, il ciclismo rimarrà una bellissima e sanissima passione. Una scuola di vita che insegna valori importanti per l’atleta ma anche per l’uomo che poi uno diventerà da grande".
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