Caos a Cantù: Esonerato il coach Sacchetti dal Basket A2
Meo Sacchetti non è più l'allenatore della Pallacanestro Cantù. La decisione è arrivata dopo un matrimonio nato sotto i migliori auspici ma rivelatosi fallimentare. Oggi la squadra passa nelle mani di Devis Cagnardi.

Meo Sacchetti non è più l’allenatore della Pallacanestro Cantù. Il comunicato è arrivato nel pomeriggio di ieri, ma la decisione era nota dalla mattinata. La squadra passa nelle mani di Devis Cagnardi, arrivato in estate nelle vesti di assistente, tuttavia allenatore navigato con un passato anche in A1 a Reggio Emilia. Si chiude così un matrimonio nato sotto i migliori auspici e rivelatosi fallimentare.
E questo, come detto, è solo l’epilogo di ore sportivamente drammatiche. Da cosa nasce questa clamorosa rottura? La società racconterà la sua verità in una conferenza stampa oggi alle 11, ma qualcosa emerge, e si può leggere tra le righe di una dichiarazione del presidente Allievi dello scorso giugno: "Dobbiamo far tesoro degli errori, con la disponibilità e l’umiltà di tutti, con la coerenza necessaria per analizzare in profondità le criticità emerse nella stagione. Ho voluto approfondire gli stessi argomenti con il coach Sacchetti da cui, prima di tutto, avevo bisogno di ricevere ampie rassicurazioni sulla sua volontà di restare a Cantù con il massimo entusiasmo, orgoglio e determinazione". Le sensazioni paiono positive, il club e l’allenatore si accordano sull’inserimento di una figura esperta che possa supportare al meglio un "santone" del nostro basket arrivato ad agosto a spegnere settanta candeline: Cagnardi appunto. L’ex Reggio Emilia, con il suo gioco ad Agrigento, piace a Sacchetti che condede l’assenso. Ma se il rapporto umano è vivo e cordiale, il team tecnico non decolla. Sacchetti resta uomo solo al comando. D’altronde Sacchetti, in A2, era un azzardo. Non certo per il valore, quanto per le idee: il run&gun, sistema offensivo fondato sul libero spazio al talento, funziona nella massima serie con cinque o sei americani a roster, meno in un campionato di chiara matrice italiana.
Il club e l’allenatore, dopo la stretta di mano, si ritrovano d’improvviso distanti. Da qui la ricerca di un dialogo, poi di un accordo in modo da evitare il trauma di una comunicazione d’esonero. Tutto inutile. A.L.M.
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