Charly, una vita da film. Recalcati e la sua Bologna: "Virtus sempre tra le big. La Fortitudo può farcela»
L’ex ct sarà il protagonista di un documentario dedicato alla sua carriera: dal Carlo bandiera di Cantù all’allenatore capace di vincere ovunque "La Nazionale? È stata casa mia per sessant’anni, ora mi riposo un po’".

L’ex ct sarà il protagonista di un documentario dedicato alla sua carriera: dal Carlo bandiera di Cantù all’allenatore capace di vincere ovunque "La Nazionale? È stata casa mia per sessant’anni, ora mi riposo un po’".
Un docu-film, nel quale sarà il protagonista. E un volume, curato anche da lui, sulla base di quello che è stato uno dei suoi allenatori, nonché maestri, Arnaldo Taurisano. Carlo Recalcati, che compirà 80 anni a settembre, è alle prese con la riabilitazione dopo due interventi ad altrettante anche ("per fortuna ne ho solo due", dice con il tradizionale umorismo), ma non rimane fermo. E continua a seguire la pallacanestro.
Recalcati, cominciamo con un giudizio sulla Virtus? "Volentieri". Che idea si è fatto della V nera? "Pensavo che avrebbe sofferto di più l’assenza di un elemento del calibro di Clyburn. Tanto più che il giocatore che è stato ingaggiato come suo sostituto, Holiday. non si è ancora integrato. E poi…".
Dica. "Mi sembra che sia in un buon momento. E, in particolare, abbia trasformato un problema – l’assenza di Clyburn – in un’opportunità in più". Come? "Intanto, al di là dell’assenza, ha cercato di rispondere da squadra. E, così facendo, ha trovato nuovi equilibri. Poi mi è piaciuta la crescita di Diouf e Akele. Resta una delle favorite".
Solita finale con Milano? "L’Olimpia sembra avere qualche cosa in più. Se sarà finale dipenderà dagli incroci. Penso alla Coppa Italia che ha messo subito la Virtus contro Milano. Poi, non possiamo dimenticare, che la stessa Coppa Italia ha dato un responso sorprendente".
Chi le è piaciuto, finora, in campionato? "Direi Brescia e Trento". Perché Brescia? "Ha lo spirito di Peppe Poeta, carisma e leadership". Peppe ha giocato con lei in Nazionale. "Di più". In che senso? "Lo chiamai quando ancora non era a Teramo, ma era nelle serie minori. Ricordo un raduno a Roseto. Avevamo chiamato 24 giocatori. Li dividemmo in due. Peppe finì nel gruppo dei primi. Era sotto la doccia, quando, nel secondo gruppo, ci fu una defezione dell’ultimo momento".
E quindi? "Frates andò negli spogliatoi, chiese chi se la sentiva di fare un altro allenamento. Peppe non solo si rimise in canotta e calzoncini. Ma approcciò la seconda seduta con le stesse armi. Intensità e applicazione".
E Trento? "Prendo a prestito quel che dice Hugo Sconochini. Quel caos organizzato regala vantaggi. E’ molto efficace. E mi piace".
Torniamo alla Virtus. "Facciamolo". Giudizio su Ivanovic. "Sono un suo estimatore. Da quando giocava. Era un tiratore, come lo ero io. Giocava nella Jugoplastika Spalato con grandi campioni". Poi è diventato allenatore. "E i risultati parlano per lui. Mi è piaciuto il suo approccio quando è arrivato in Virtus. Lo ha fatto in punta di piedi, senza stravolgere nulla".
La Fortitudo? "Sta recuperando Gabriel. E’ importante. Però…". Però? "C’è un’assenza importante. Sabatini, nel suo genere, era unico". E’ arrivato Vencato. Ma si è infortunato pure lui. "Ho parlato di Sabatini, perché aveva caratteristiche particolari. Vencato è più simile a Fantinelli".
Fortitudo nelle posizioni di rincorsa. "Come Cantù. Il primo posto è andato". La promozione? "Quella no. Adesso la squadra deve cominciare a pensare ai playoff e a farsi trovare pronta. Non dimentichiamo l’esempio della passata stagione di Trieste. Ha avuto difficoltà nella stagione regolare. Poi, una volta iniziati i playoff, seppe svoltare".
Dopo Ivanovic e la Virtus ecco Caja e l’Aquila. "Beh, Attilio è Attilio". Ovvero? "Uno che si esalta nelle difficoltà. Più si alzano i problemi e più lui si carica. Lo scorso anno è arrivato a un passo della promozione. E quest’anno ci riproverà".
A proposito di Fortitudo, visto Basile? "Non ho ancora seguito le interviste che ha realizzato. Ma sono contento che il basket lo abbia recuperato alla causa. Lui è un valore aggiunto". Come lo è lei. "Non facciamo confronti. Non sarebbe giusto".
Baso ha inventato i tiri ignoranti? "Beh, qualche tiro strano lo facevo anche io. Lui ha sdoganato il tutto". Dice, il Baso, che il basket ora è molto ignorante. "Non sono un nostalgico. Non sono uno che dice che era meglio una volta. Però apprezzo di più le partite dove c’è equilibrio tra tiri da tre e tiri da due".
La Nba ora sembra un luna park? "La seguo poco. E solo quando ci sono i playoff. Tengo l’Eurolega tutta la vita". La Nazionale? Non vince da quando c’era lei. "E allora speriamo che si riprenda presto".
Lei tornerà in azzurro? "Ho cominciato nelle giovanili, era il 1962. Ho finito nel 2022. Sesssant’anni sono troppi". Il Poz? "Sta cercando un mix tra veterani e giovani". E l’Italia? "Non è tra le favorite. E storicamente quando non siamo favoriti diamo il meglio. Speriamo che tutto questo si ripeta".
Recalcati intanto diventa un docu-film. "Mi fa piacere. Sarà un bel viaggio". Recalcati attore e scrittore? "Con Cesare Angeretti abbiamo trovato due libri inediti di Taurisano. Ne abbiamo tirato fuori uno, che grazie a uno sponsor sarà pubblicato. E la famiglia del Tau devolverà poi il ricavato in beneficenza".
Se non fosse per le anche… "Il secondo è stato un intervento più complicato. Ci sto ancora dando dentro. Faccio un po’ di fatica. Ma torno. Eccome se torno".
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