Carlos Raffaelli torna a Bologna: ricordi e emozioni con la Fortitudo
Carlos Raffaelli, ex giocatore della Fortitudo, rivive i momenti gloriosi e gli amici di Bologna.

Reunion: Fulvio Polesello, Massimo Casanova, Giovanni Biondi, Marco Bonamico, Carlos Raffaelli e Loris Benelli (Schicchi)
Carramba che sorpresa. In via San Felice, al numero 103, di nuovo i riccioli neri di Carlos Raffaelli, uno dei primi oriundi del nostro campionato. Uno dei protagonisti di una delle Fortitudo più belle di tutti i tempi – dal 1976 al 1978 – capace di conquistare non solo il terzo posto in campionato, ma anche raggiungere la finale di Coppa Korac con la Jugoplastika Spalato.
In via San Felice, con Carlos, c’è una robusta rappresentanza di quella Fortitudo. Ci sono Fulvio Polesello e Massimo Casanova, Loris Benelli e Giovanni Biondi. E Marco Bonamico. Si fa vivo anche Marco Santucci, mentre la sera prima, narrano le cronache, al gruppone Fortitudo si è aggiunto pure Maurizio Ferro.
Carlos, 70 anni, è un distinto signore che parla con la tipica cadenza sudamericana. Abita a Buenos Ayres, è in pensione ed è rimasto in contatto con i suoi amici. "Marine", urla Carlos appena lo vede. Il Marine è Marco Bonamico. Raffaelli lo scruta e prende tutti in contropiede. "Mi sembra persino più alto di quando giocava con me". Di solito, andando avanti negli anni, ci si accorcia. Il Marine, che in quella Fortitudo (1976/77) era poco più che un bambino (ma già di talento), deve aver fatto un patto con il diavolo.
"Abitavo qua vicino – racconta Carlos –. Al numero 5 di via Calori. Ero uno dei primi oriundi". Rivede gli amici. E pensa a chi non c’è (come Picchio Orlandi e Mauro Stagni, assenti giustificasti) e a chi non c’è più perché passato a miglior vita. Da Fessor Leonard a Franz Arrigoni. In Furla Carlos rivede uno per uno i poster. Indica quello di Cummings. "Che fine ha fatto Jeff? Non l’ho più sentito". Di Cummings si sono perse le tracce. Di Carlos no.
"Sono ormai pensionato da alcuni anni –rivela –. Non faccio più l’agente. Seguo ancora la pallacanestro. Diciamo che l’Argentina, come nazionale, dal 2000 in poi, mi ha regalato tante soddisfazioni". Rivede la sua Fortitudo e pensa a John McMillen, un altro che non c’è più. "Bravo come allenatore – sentenzia –. Super come persona. Era il tecnico ideale per un gruppo giovane qual era il nostro. In panchina era un clone di Peterson. Aveva lavorato come vice Dan fino all’anno prima, in Virtus. I suoi principi erano gli stessi. Ci aiutò molto a vincere. Ricordo anche gli uno contro uno in palestra. Giocava pure…".
Ma la domanda, ogni qual volta arriva Carlos è sempre la stessa. Se avesse giocato a Genova, contro Spalato, la Jugoplastika non avrebbe vinto. A Carlos, che fino a quel momento aveva giocato tutte la gare, venne impedito di giocare per alcuni arzigogoli, più che discutibili, del regolamento. "Avremmo vinto – dice allargando le braccia –? Non lo so. Se avessi giocato io magari Giovanni Biondi non avrebbe fatto la partita incredibile che ha poi giocato. E tutti i miei compagni non avrebbero disputato un incontro così super".
Lascia il dubbio, Carlos. Ma a sciogliere il rebus ci pensa il play, Casanova. "Nessuna perplessità – sottolinea –, con Carlos avremmo vinto. Caro Carlos, la Jugoplastika era forte, fortissima. Ma con il tuo talento li avresti messi in crisi. Non avevano nessuno che avrebbe potuto marcarti". Raffaelli incassa i complimenti. In via San Felice, parte il tam tam della sua presenza, sui luoghi dove aveva dato spettacolo quasi cinquant’anni fa. Carlos è felice, contento. Anche del suo presente. "Alle riunioni, quando posso, ci sono sempre. Soprattutto a tavola. Che è uno dei nostri sport preferiti".
Ammicca e scherza, Carlos. Quasi si commuove quando parla di Bologna. Ed è un omaggio alle Due Torri. "Ho girato l’altra sera le stradine del centro. Un locale dietro l’altro. Tanta gente per strada. Tanti giovani. Che bello. Ai miei tempi, magari, ci infilavamo in qualche piccola osteria. Ma non erano mai in centro. Invece il cuore di Bologna è davvero bello".
Come quello di Carlos, l’argentino che seppe conquistare le Due Torri e la Fortitudo. E che qui ha lasciato ancora tanti amici e tanti estimatori.
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