Fortitudo, ritirata la maglia numero 20 di Ruben Douglas. Entra nell’Olimpo degli immortali del club
Celebrazione commovente nel prepartita di Fortitudo-Piacenza, con la famiglia riunitasi a Bologna per il ritiro della casacca e un PalaDozza gremito e stretto nel lutto per il giocatore che regalò alla Effe il suo secondo scudetto

In un palaDozza gremito è andata in scena la celebrazione commovente nel prepartita di Fortitudo-Piacenza, con la famiglia di Douglas riunita. Il giocatore è scomparso il 12 aprile 2024
Bologna, 19 gennaio 2025 – Un sussulto, quello del 16 giugno 2005, da congelare e da consegnare alla Storia, quella privata di ciascun tifoso di fede biancoblù, quella pubblica del basket italiano. Così, la maglia numero 20 di Ruben Douglas, scomparso il 12 aprile 2024, da oggi non potrà più essere indossata da nessun altro giocatore della Fortitudo e terrà compagnia al suo dirimpettaio ‘Barone’ Gary Schull nell'Olimpo degli immortali del club: a Douglas il sottotetto di Curva Calori, a Schull quello dell’ex Curva Nannetti.
Celebrazione commovente quella andata in scena nel prepartita di Fortitudo-Piacenza, con la famiglia di Douglas riunitasi a Bologna per celebrare il ritiro della casacca e un PalaDozza gremito e ristretto nel lutto per ricordare la bandiera americana che regalò alla Effe il suo secondo scudetto, con un tiro allo scadere diventato un totem fortitudino: come immortalato dalla t-shirt indossata per l’occasione da squadra e tifosi.

Si inizia coi riflettori spenti in un silenzio surreale, poi la storica telecronaca sgolata di Fabrizio Pungetti, si passa poi a una carrellata videografica sui maxischermi, prima che Andrea Tedeschi accolga la famiglia di Douglas sul parquet tra lo scroscio toccante del ‘Madison’. Parla Russell, il fratello minore, ricordando il legame di Ruben con la Fortitudo, la sua seconda casa, a dispetto di una sola stagione giocata a Bologna. E poi la casacca gigante spalmata sulla Fossa dei Leoni e quella svelata e issata su Curva Calori. A imperitura memoria di chi verrà. Come scritto ovunque: Ruben Douglas, 1979-infinito.
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