Salieri "Fortitudo da A, ma so come batterla"
Serie A2 Il tecnico allena Piacenza, domenica avversaria dell’Aquila: "Dobbiamo pareggiare la loro durezza e resistere a rimbalzo"

Salieri "Fortitudo da A, ma so come batterla"
Stefano Salieri, 62 anni, è il prossimo ostacolo della Fortitudo. Stefano guida Piacenza, è uno dei migliori tecnici di A2 nonché uno dei più richiesti (il contratto con l’Assigeco è in scadenza il 30 giugno). Allenatore ‘regionale’ se ce n’è uno perché nella sua lunga carriera è stato sulle panchine di Argenta, San Lazzaro, Virtus Imola, Gira Ozzano (forse una delle stagioni migliori), Eagles e Biancoblù. Da quattro anni, ora, è a Piacenza.
Salieri, qual è l’obiettivo di Piacenza?
"Mi piacerebbe fare i playoff per il terzo anno consecutivo: Un risultato che ci garantirebbe la A2 anche per il futuro".
Domenica trova la Fortitudo: che cosa pensa dell’Aquila?
"Un impianto di gioco di primo livello. Si vede la mano di Caja: è un gruppo che ha esperienza e fisicità".
Come battere la Fortitudo?
"Dobbiamo pareggiare la loro durezza e resistere a rimbalzo. Detto questo, però…".
Dica.
"Ci sono due elementi che valgono la serie A per esperienza e talento. Penso ad Aradori e Fantinelli. Poi c’è Bolpin che assicura grande sostanza".
Fortitudo da promozione?
"La struttura c’è. Per avere qualche chance in più, quando nei playoff si giocherà ogni due giorni, credo che servirebbe almeno un’integrazione. Ma i titolari sono fortissimi".
A proposito di A…
"Alt, gioco d’anticipo. La Virtus sta facendo grandi cose. Bologna sta vivendo un nuovo Rinascimento. E’ nell’olimpo dei canestri, per livello, interesse, passione e pubblico".
Ha parlato di Bologna.
"Appunto. Nel Rinascimento dello sport delle Due Torri ci metto anche la squadra di calcio che va fortissimo".
Tifoso?
"Mi attirerò qualche strale. Ma sono milanista e ammiro Allegri. Il Bologna però gioca davvero bene. E’ un piacere vederlo".
Quando la rivedremo su una panchina bolognese?
"Non dipende da me. E a Piacenza sto bene".
Bravo, bravissimo, in A2 e nelle serie minori. Ma la serie A?
"Non ho rimpianti. Mi sento realizzato. E poi la mia serie A è Piacenza. C’è tutto per fare bene, la struttura giusta, persino l’ambiente, il clima, gli umori".
Datemi dei giovani e vi solleverò il mondo: potrebbe essere il suo manifesto.
"Mah, non saprei. Non ho mai avuto problemi nel lanciare ragazzi che poi sono andati in serie A. Penso a Peppe Poeta, Matteo Imbrò, Amedeo Tessitori, Lele Rossi, Giancarlo Ferrero".
E a Piacenza?
"Abbiamo Filippo Gallo, classe 2004. E’ il cambio di Sabatini, va forte".
A proposito di Sabatini, altro bolognese…
"Gherardo è vicino ai trent’anni, è nel pieno della maturità per esperienza. Dentro è un ragazzino, per voglia e fuoco".
Torniamo alla Fortitudo.
"Rischio di ripetermi. Caja è stato bravissimo per il volto e l’identità che ha dato al gruppo. La società ha garantito equilibrio e serenità. E il pubblico dà quella spinta unica".
Mancherebbe solo la promozione per completare l’opera.
"Ci sono annate nelle quali tutto si incanala nel verso giusto. Sarebbe un peccato non provarci fino in fondo".
In estate la vedremo al Playground?
"Sì, è un momento di relax. Il basket vissuto con amicizia e convivialità".
Rimpiange la stagione a Ozzano?
"Annata fantastica con il Gira. Sette under in squadra, una società seria e un dirigente eccezionale come Stefano Dall’Ara".
Ad aprile compirà 63 anni: si sente vicino alla pensione?
"No, fino a quando dentro avrò la voglia e la spinta di guardare immagini e pensare come impostare o superare un blocco vado avanti. Amo questo sport e questo mondo. Magari fatemi la stessa domanda tra una decina d’anni. Ma non prima".
Domenica chi vince?
"Spero Piacenza. Fortitudo forte, fortissima. Ma a noi i due punti servono come il pane. Per i playoff".
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