Vecchi appassionati di basket si riuniscono all'Auditorium Scavolini per discutere della Vuelle
All'Auditorium Scavolini, ex hangar di viale dei Partigiani, appassionati di basket discutono del futuro della Vuelle.

Ahmad e Leka durante un time out
Ci sono dei luoghi iconici in città dove il basket pulsa sempre, anche se quel posto ha cambiato volto. E’ il caso del vecchio hangar di viale dei Partigiani, oggi Auditorium Scavolini, dove un gruppo di vecchi appassionati si ritrova ogni mattina attorno a un tavolino del nuovo bar - aperto dove un tempo c’erano i botteghini - per bere un caffè, leggere i giornali e fare due chiacchiere, naturalmente incentrate sulla Vuelle. Fra loro anche ex giocatori o allenatori, come Gianni De Palo. "Sono estremamente deluso – dice De Palo –. Non sono mai stato convinto che questa squadra fosse stata costruita bene ma, come tutti, mi ero illuso quando hanno fatto quel filotto di vittorie. Tutto dipende dal modesto rendimento da parte di alcuni elementi che sulla carta dovevano garantire un certo tipo di garanzie. E ammetto di essere rimasto deluso anche dal livello della serie A2: non lo trovo divertente da vedere perché manca il materiale e cioè i giocatori italiani. Se fossi nella Vuelle, metterei da parte le velleità di risalita immediata e sarei più umile, impostando un reclutamento profondo sui giovani, andandoli a cercare anche in serie B, e con coraggio costruirei un nucleo che possa tornare in A con davanti un futuro".
Massimo Secondini, cugino di coach Giorgio, il parquet invece lo ha calcato e il suo è un giudizio severo: "Il roster non è stato costruito in maniera equilibrata: non c’è un vero play di ruolo, né un pivot di peso e senza questo asse nel basket vincere è molto difficile, oggi come ieri: i tempi sono cambiati, ma questo fondamento non cambia mai. In più manca un leader, perché Ahmad è un finalizzatore ma non è certo il giocatore che va a svegliare i compagni, o a riprenderli quando c’è bisogno; forse il ruolo di capitano andava dato a qualcun altro. Non parliamo poi della difesa: a parte qualche gara, è stata inesistente, ho visto poco spirito di sacrificio". Sulla difesa si focalizza anche il pensiero di Maurizio Gabellini: "Manca una difesa arcigna, la maggior parte delle partite si vincono lì. Inoltre spesso caliamo nell’ultimo quarto, sintomo di una condizione non brillante, anzi a me sembra che alcuni non ce la facciano proprio fisicamente. Poi insistere troppo nel servire Ahmad ci rende prevedibili, gli avversari sanno bene dove andrà la palla nei momenti caldi". Chiude Adriano Pierantoni: "Siamo consapevoli che oggi questa squadra non ha nessuna possibilità di tornare in serie A, né la società ha velleità di farlo. Conviene ragionare in maniera propositiva e lavorare per il prossimo anno su un gruppo di giocatori, spero il più limitato possibile di quelli che abbiamo. E comunque l’attuale dirigenza va ringraziata perché si è fatta carico di una responsabilità non facile". Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo, cantava Gino Paoli. A loro basterebbe poter cambiare il destino della Vuelle.
Elisabetta Ferri
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