Che botta Virtus, una resa troppo rapida
Subito un parziale di 0-17 che chiude il match a favore dell’Olympiacos. Piccola reazione dopo l’intervallo: domani c’è Milano

Una conclusione di Matt Morgan: uno del quintetto iniziale schierato da Ivanovic, con Tucker, Holiday, Akele e il rientrante Zizic (Ciamillo)
VIRTUS 70 OLYMPIACOS 92
SEGAFREDO : Morgan 7, Tucker 6, Holiday 4, Akele 7, Zizic 6, Cordinier 15, Belinelli 2, Diouf 9, Hackett 10, Grazulis 2, Pajola 2, Visconti ne. All. Ivanovic.
OLYMPIACOS PIREO: William-Goss 2, Fournier 12, Papanikolau 11, Vezenkov 12, Fall 12, Milutinov 12, Vildoza 5, Larentzakis 5, McKissic 4, Peters 12, Dorsey 5, Mensah ne. All. Bartzokas.
Arbitri: Garcia, Lottermoser, Konstantinovs.
Note: parziali 14-34; 29-54; 54-68. Tiri da due: Virtus 21/42; Olympiacos 26/41. Tiri da tre: 4/22; 9/26. Tiri liberi: 16/22; 13/15. Rimbalzi: 30; 43.
La più brutta Virtus di sempre? Difficile dirlo. Ma, almeno nei primi venti minuti, la più molle delle ultime stagioni. Non bastano le assenze dell’ultimo minuto di Shengelia e Polonara – influenzati – per giustificare una prestazione che diventa difficile etichettare. Perché, dopo il 2-0 iniziale, siglato da Akele, arriva, tra palle perse, scelte assurde e pure in quintetto anomalo, un parziale di 0-17 che chiude la partita in cinque minuti.
Chiaro che la differenza di tonnellaggio, centimetri e talento fosse nota fin dall’inizio. Da una parte la Virtus, penultima, dall’altro il ricco e potente Olympiacos che, non a caso, guida l’Eurolega. La differenza marcata c’è, perché i numeri, se non sono tutto, rappresentano un punto di partenza per qualsiasi analisi e valutazione. Ma da qui all’alzare bandiera bianca in un quarto ce ne passa.
Teste basse e rassegnate da subito. Come se la Virtus stesse continuando quel (brutto) quarto di finale con Milano. Se il divario, a favore dei greci, assume dimensioni imbarazzanti – anche -28 sul 24-52 –, lo si deve al fatto che lo stesso Olympiacos ha qualcosa di più dell’Olimpia.
Tutto da buttare? Se uno dovesse ripensare solo ai venti minuti di ieri sera, ragionando di pancia, dovrebbe pensare alla prossima stagione. E invece…
Invece c’è un terzo quarto che dà qualche segnale. Piccolo, perché a quel punto l’Olympiacos ha già la pancia piena, ma comunque tangibile. Perché bisogna correre, difendere. E fare canestro. E la Virtus, quasi fino a qualche secondo prima fosse stata la Bella Addormentata, si risveglia dal torpore e arriva fino al 48-60. Non è solida e sicura, ma lotta e sbuffa. Che è poi quello che tutti i tifosi vorrebbero vedere. Se la tua squadra non vince, vuoi che, almeno combatta, lotti, non si rassegni mai.
Se il bacio del terzo quarto – chi sarà stato il principe azzurro bianconero? – sia un indizio concreto lo scopriremo presto. Domani sera, sempre alla Segafredo Arena, c’è Milano. La madre di tutte le partite.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su