Classe 1932, era stato direttore sportivo bianconero ai tempi dell’avvocato Porelli. La pallacanestro piange Dino Costa. Driscoll: "Un signore e un amico»

Addio a Dino Costa (nella foto), classe 1992, una vita per la pallacanestro. Dino ha segnato la storia dei canestri...

di FILIPPO MAZZONI
3 febbraio 2025
Addio a Dino Costa (nella foto), classe 1992, una vita per la pallacanestro. Dino ha segnato la storia dei canestri...

Addio a Dino Costa (nella foto), classe 1992, una vita per la pallacanestro. Dino ha segnato la storia dei canestri...

Addio a Dino Costa (nella foto), classe 1992, una vita per la pallacanestro. Dino ha segnato la storia dei canestri in mille modi: allenando il Gira, negli anni Sessanta, quando la squadra era in serie B e gioca in Piazza Azzarita. Come braccio destro dell’avvocato Porelli: era il direttore sportivo della Virtus degli anni Settanta. Era lui che teneva i rapporti con gli americani quando sbarcavano in Italia. E’ stato uno dei primi contatti di Dan Peterson e di Terry Driscoll. Non a caso, proprio Terry, che vive negli States dal 1980, si è fatto sentire: "Dino Costa era un signore nel mondo della pallacanestro italiana, come amministratore, allenatore. E soprattutto come uomo e caro amico".

Commosso anche Dan Peterson. Dino, continuava a dispensare consigli e suggerimenti con generosità e passione.

Era stato presidente del comitato nazionale allenatori, nonché dirigente della Comtec, la commissione tecnica di controllo che tiene a bada i conti delle società, per evitare pericolosi problemi.

Aveva contribuito, tra gli altri, alla formazione di Stefano Dall’Ara, poi diventato dirigente di alto livello. Anche il presidente della federbasket, Giovanni Petrucci, si è unito al coro di chi piange un personaggio importante per la crescita del movimento dei canestri. Fino all’ultimo aveva continuato a seguire il suo mondo: aria distinta, occhio curioso, lo si vedeva nei palazzetti di Bologna.

Lascia la moglie Mirella, il figlio Michele e un grande vuoto, perché dirigenti come Dino hanno davvero contributo a trasformare quella che una volta era la palla al cesto, prima in pallacanestro, poi nel basket.

Perché tra le capacità di Costa c’era quella, indiscussa, di sapere guardare al futuro.

Filippo Mazzoni

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