Komazec La stella che poteva fare di più

Dopo la partenza di Danilovic per la Nba, nell’estate del 1995 la Virtus sceglie Arijan che vince subito la Supercoppa. Sarà il suo unico trofeo

di ALESSANDRO GALLO
24 febbraio 2025
Dopo la partenza di Danilovic per la Nba, nell’estate del 1995 la Virtus sceglie Arijan che vince subito la Supercoppa. Sarà il suo unico trofeo

Dopo la partenza di Danilovic per la Nba, nell’estate del 1995 la Virtus sceglie Arijan che vince subito la Supercoppa. Sarà il suo unico trofeo

Sulla carta, non solo una scelta vincente, ma pure la più logica ed efficace. In pratica, alla luce dei risultati, un mezzo flop (per non dire completo), anche se il valore del giocatore non si discute. Di chi stiamo parlando? Ma è chiaro, di Arijan Komazec, il croato di Zara, che comincia a vincere presto, a 23 anni, con la maglia del Panathinaikos. Vince la Coppa di Grecia nel 1993, Arijan, mentre nello stesso periodo, Sasha Danilovic, ha già messo in bacheca non solo la Korac, ma anche la Coppa Campioni del 1992, in coppia con Sale Djordjevic.

L’accostamento con Danilovic non è casuale, perché Arijan sbarca a Bologna nell’estate 1995, quando Sasha ha già preso la strada della Florida, di Miami e della Nba. Sasha lascia il mondo bianconero dopo aver vinto tre scudetti consecutivi, distruggendo rivali e avversari. La Virtus – in panchina c’è Albertone Bucci, il gran capo è Alfredo Cazzola, teorico della società corta e della squadra lunga – deve trovare un sostituto all’altezza. Danilovic in tre anni ha dimostrato di essere non solo un cecchino incredibile, ma pure un giocatore completo. Uno che, soprattutto, fa canestro (sempre) quando serve.

Un clone di Danilovic – Sasha lo sa bene – non esiste. Bisogna trovare qualcosa di simile. E a Varese, appunto, c’è un ragazzo che ha un mese in più di Danilovic e vanta non solo una media punti più elevata, ma anche percentuali di realizzazione vicino alla perfezione.

Arijan Komazec, insomma, appare il sostituto ideale. Anche perché quella è una Virtus che, per costruzione, sembra destinata a segnare un punto in più degli avversari. E’ la Virtus dello show-time, perché nel reparto esterni troviamo capitan Brunamonti, Claudio Coldebella, Paolino Moretti e Sandrino Abbio. Come ala c’è Ricky Morandotti, i lunghi sono Augusto Binelli e Flavio Carera e, come statunitense, viene ingaggiato Orlandone Woolridge. Che possa essere show- time lo si deduce subito: il 1995 coincide con l’introduzione della Supercoppa, il trofeo che mette di fronte, almeno agli albori, la vincitrice dello scudetto e quella della Coppa Italia. E la Virtus conquista subito la Supercoppa. E’ il 16 settembre 1995: la V nera batte Treviso, 90-72 e Arijan si presenta con 15 punti.

Corre, la Virtus e Arijan segna. Eccome se segna. Rispetto a Danilovic, però, Komazec ha qualcosa di diverso. Più il livello degli avversari saliva e maggiori erano le difficoltà e più Sasha si metteva in proprio. Più i problemi crescevano e più Arijan assumeva una posizione defilata.

Diventa oggetto, Arijan, persino di un coro della Fossa dei Leoni dopo un derby. Djordjevic all’epoca play Fortitudo, lo vince a suon di triple. Komazec mette in fila una serie di infrazioni di passi. Da lì il ritornello: "Bomba di Djordjevic, passi di Komazec".

Il primo anno bianconero di Arijan si chiude con l’unica vittoria in Supercoppa, una finale scudetto mancata – dopo i tre titoli di Danilovic – e qualche mal di pancia.

Secondo anno a Bologna: il mondo bianconero è cambiato radicalmente perché Roberto Brunamonti, il leggendario capitano, ha appeso le scarpette al chiodo. Cresce il numero degli stranieri perché viene sdoganata la figura del comunitario. Così, se Arijan e Zoran Savic sono extracomunitari a tutti gli effetti, in squadra troviamo Kostas Patavoukas, Cuki Galilea e ‘Oronzo’ Prelevic.

Arijan non cambia: arriva al PalaDozza in sella a una mountain-bike che si porta fin dentro gli spogliatoi – Amato Andalò, il leggendario custode andato in pensione non glielo avrebbe permesso – e concede pochissimi sorrisi. La squadra fatica, perché Komazec è uno splendido solista – sembra giocare per le statistiche – che fatica non poco a inserirsi nel gruppo. Con Bucci si rompe qualcosa al punto che, dopo una trasferta in Francia, Arijan sbotta. O meglio, a caldo sbotta, il giorno dopo corregge il tiro. Con il risultato che sui quotidiani di Bologna, ci sono due Komazec diversi. "Con Bucci ho rotto", il senso delle parole riportate da Repubblica e Gazzetta dello Sport. "Con Bucci vado d’amore e d’accordo", sostiene su il Resto del Carlino e Corriere dello Sport Stadio. Nessun cronista di quegli anni si inventa nulla: è solo che Komazec, nel breve volgere di poche ore, ha cambiato idea.

Non la cambia pochi giorni dopo. Le bizze di Arijan sono costate la panchina ad Alberto Bucci. Ad allenare, nonostante voglia fare il dirigente, ecco Brunamonti. Le sorprese non sono finite: il solito Arijan il 17 marzo 1997 si presenta sorridente all’Arcoveggio. Di solito Arijan evita i taccuini. Questa volta no. Ci sono Stadio e Carlino. E’ una bella giornata di sole: Arijan appoggia la borsa e scaglia la bomba. "La caviglia destra mi fa male. Devo fermarmi. Salto la Coppa Italia". Non ha nemmeno finito di parlare, Komazec, che Alfredo Cazzola, il presidente, ha già lasciato la Promotor destinazione Arcoveggio. E’ il principio della fine (per Arijan): Cazzola prova a ricucire. Poi non se ne fa nulla.

Brunamonti per la Coppa Italia aggrega l’undicesimo, Tullio De Piccoli. E la Virtus, al PalaMalaguti, con un commovente Chicco Ravaglia, vince la Coppa Italia. Sulla carta c’è la firma anche di Arijan. Ma la firma, appunto, resta sulla carta. Come il sostituto ad hoc per Danilovic. Arijan fa le valigie nell’estate del 1997 (ci saranno poi le esperienze ancora con Varese, Olympiacos, Zara, Aek Atene, Slask Breslavia e Scandone Avellino), tornerà Danilovic. E la Virtus vincerà non solo lo scudetto, ma anche la prima Coppa dei Campioni.

(59. continua)

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