Marco Belinelli: Passione e Successi tra Virtus Bologna e NBA

Belinelli racconta la sua carriera tra Virtus Bologna e NBA, la passione per il basket e il desiderio di vincere ancora.

di ALESSANDRO GALLO
25 aprile 2025
Marco Belinelli, 39 anni, è tornato a Bologna nel 2020 dopo 13 stagioni Nba

Marco Belinelli, 39 anni, è tornato a Bologna nel 2020 dopo 13 stagioni Nba

Ancora Gianluca Basile, ancora ’BasketBall&Conversation’, il format ideato e prodotto dalla Lega Basket. L’intervistato, questa volta, è capitan Belinelli. Baso e Beli, compagni e scudettati nella Fortitudo del 2005: ma l’oggetto dell’intervista, è il presente e il futuro del capitano bianconero. "Ho 39 anni, dopo 24 stagioni ho ancora la passione dentro – dice Belinelli –. Voglio giocare, voglio sfidare i più giovani anche se so che non sempre posso tenere il loro passo. Voglio vincere". Vincere con la Virtus, con la quale, ha messo in fila scudetto, EuroCup, tre Supercoppe e pure la partecipazione all’Eurolega.

"Tredici anni di Nba – sottolinea Beli –: la scelta più difficile perché all’inizio non giocavo. Tutto inizia da bambino: c’era, a scuola, chi voleva fare il carabiniere, chi il medico, chi il dentista. Io voleva giocare nella Nba".

E ci riesce, Marco, unico italiano a vincere sia l’anello sia la gara del tiro da tre, nell’anno di grazia 2014. Ai tempi degli Spurs.

"Quando ho iniziato avevo due modelli – rivela – Ginobili e proprio te, Gianluca. Mi piaceva come ti allenavi. Un esempio per tutti. Repesa avrà mandato a casa tanti giocatori perché non si allenavano come voleva lui. Tu no".

Beli il leader silenzioso, che parla poco, ma dà l’esempio. Beli che ha capito l’importanza del gioco senza palla a San Antonio, studiando e imitando i movimenti di Ginobili. Beli che ha sviluppato un feeling speciale con Pajola, con i due che si trovano a occhi chiusi.

E la difesa? "Avevo buone gambe – se la ride –. Ora magari un po’ meno. Ma cerco di sfruttare l’esperienza, l’astuzia".

Senza dimenticare la fiducia che gli dava proprio Jasmin Repesa, che ritroverà da allenatore avversario nell’ultima partita della stagione regolare. "Mi faceva marcare i più forti. Anche uno come Anthony Parker", dice orgoglioso. Il segnale che uno severo e rigoroso come Repesa riponeva fiducia in lui.

Beli che racconta perché nel 2003, quando la Virtus venne radiata, scelse di attraversare semplicemente la strada.

"Repesa era uno che faceva giocare i giovani. Esigente, duro, la sua presenza quasi intimoriva. Ma dava minuti ai giovani, dava loro la possibilità di sbagliare e crescere". E Beli, è cresciuto davvero tanto, se è l’unico italiano da aver vinto un titolo Nba.

"Scelsi San Antonio per tanti motivi – sottolinea –. Non economici. Dal primo giorno mi fecero vedere il tiro dell’anno prima di Ray Allen che, di fatto, tolse la vittoria finale agli Spurs. Capii tante cose. Come Popovich. Era più esigente con i veterani. Ma il messaggio che arrivava a me è che se pretendeva molto da Duncan, io dovevo lavorare il doppio di Tim".

Beli e la famiglia. Beli e Bologna. "Sono diventato papà di due bambini. Sono follemente innamorato di loro e di mia moglie. Quando ti sposi cambiano le prospettive".

Ma non cambia mai né la voglia di giocare, né di vincere. "Ho il massimo rispetto per i giovani, ma in campo cerco di massacrarli. Come loro cercano di fare con me. Se sono arrivato in campo fino a 39 anni è perché voglio vincere ancora".

Il ritiro forse non è lontanissimo. Ma Beli, a differenza di Baso, non accetterà l’idea di scendere di categoria.

"Sono stato 13 anni negli Stati Uniti. E sono stato bene. Ma quando ero a San Giovanni e dovevo ripartire per gli States, quasi piangevo. Anche se, una volta là, poi stavo benissimo. A Bologna sto bene. Qua ho la famiglia, gli amici, gli affetti".

Forse, ma questo nell’intervista con Baso – che si chiude con l’immagine di coach Banchi che lo incorona mvp – non lo dice, gli manca un altro scudetto per un sorriso in più dopo quelli riservati alla moglie Martina e alla figlia più grande Nina in quell’occasione.

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