Presentato in Sala Borsa l’ultimo libro dell’ex coach e commentatore. Peterson: "Porelli, il numero uno». E per l’Avvocato arriva Messina
Da Villalta a Bonamico, l’omaggio di tante glorie. Dan: "Bianconeri fantastici. in Europa, una sorpresa".
Per Dan Peterson in Sala Borsa, nel nome dell’Avvocato Porelli, si muovono in tanti. C’è Ettore Messina, oggi all’Olimpia, c’è Marco Bonamico che, complice di Laura (la signora Peterson), si finge chauffeur e prende in consegna l’allenatore per accompagnarlo, in auto, dalla Madonnina alle Due Torri.
Dan presenta l’ultima fatica letteraria – Gianluigi Porelli, L’Avvocato dei canestri, Minerva Edizioni – e la Sala Borsa si riempie quasi per magia. Prima di raccontare l’Avvocato, il coach, davanti a un caffè, si concede qualche battuta sulla Virtus di oggi.
"Il terzo posto in Eurolega? Fantastico. Non me lo aspettavo. La stagione è ancora lunga, pensavo che la Virtus potesse correre per l’ottavo posto. E’ terza, dopo aver affrontato squadre importanti e aver ottenuto successi meritati. E’ terza e gioca bene: brava davvero".
Davanti alla platea (tanti applausi per Messina, anche se Ettore preferisce una posizione defilata), l’approccio è quello classico: "Amici sportivi e non sportivi, buonasera".
Saluta i suoi ragazzi – Marco Bonamico e Renato Villalta, abbraccia Achille Canna e Dino Costa, i suoi primi dirigenti, insieme con l’avvocato, poi, con il suo inconfondibile slang, emoziona.
"Sono arrivato a Bologna nel 1973 da bravo dilettante. Sono uscito, cinque anni più tardi, da umile professionista. Ogni giorno una lezione dall’avvocato: ogni anno come un master ad Harvard".
"Nel 1976, per festeggiare lo scudetto Virtus, voleva portare a Bologna i Boston Celtics. Mi fece tradurre il contratto: voleva i migliori, Dave Cowens, John Havlicek, JoJo White. E me lo fece mettere in evidenza. Poi non se ne fece nulla".
Altra lezione? "Nel 197677 stavamo andando bene. Lui fece causa a Fip e Lega. Se la prese con Vinci e Coccia. Mancava solo che citasse in giudizio Onesti e il Coni. Però mi spiegò tutto: ogni tanto devi fare la guerra. Anche se sai che perderai. Porelli per me era un uomo pratico che pensava in grande. Uno che stava con i piedi per terra, ma sapeva volare tra le nuvole. Se sono qua, se ho scritto un libro su di lui, è perché provo a ripagare il debito che ho nei suoi confronti. E’ stato la persona alla quale devo più di tutti, con l’eccezione dei miei genitori. Il più grande dirigente mai conosciuto".
E se lo dice Dan Peterson, bisogna credergli. "L’Avvocato Porelli? Per me il numero uno".
Applausi.
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