Teodosic, anche i maghi si ritirano. Ha riacceso la luce nel mondo Virtus

Milos ieri ha chiuso una carriera ricca di colpi di classe e vittorie: con lui la V nera ha ritrovato trofei e appeal

di ALESSANDRO GALLO
27 giugno 2025
Milos Teodosic, 38 anni: ha chiuso la carriera con la maglia della Stella Rossa

Milos Teodosic, 38 anni: ha chiuso la carriera con la maglia della Stella Rossa

Il Mago ha detto stop. Non vedremo più i suoi passaggi immaginifici, la sua barba incolta. Ma quanto ci ha fatto sognare Teodosic? Milos, nato il 19 marzo 1987 a Valjevo, in Serbia, si ferma definitivamente. Da due stagioni aveva scelto di tornare a casa, per giocare per la Stella Rossa, squadra della quale era tifoso, ma l’usura degli anni e una pallacanestro sempre più atletica l’hanno spinto ad appendere le scarpette al chiodo.

Milos, detto il mago di Valjevo, ha vinto ovunque sia andato (tranne che nella Nba), portando ai massimi livelli i club nei quali ha militato. Offrendo la possibilità, a qualsiasi compagno, dal più talentuoso al più ‘scarso’, di trovare canestri facili.

Una manualità eccezionale con il pallone, la possibilità di prevedere e intuire linee di passaggio impossibili ai più, quasi fosse un giocatore di biliardo: i canestri pesanti quanto contava. In Italia, con la maglia bianconera dal 2019 al 2023, è il grande colpo di Massimo Zanetti che riporta all’ombra delle Due Torri un asso eccezionale. Le altre squadre? Zeleznik, Borac Cakar, poi Olympiacos Pireo e, Cska Mosca, dove vince un’Eurolega. Due stagioni nella Nba con la maglia dei Clippers, ma la condizione non è delle migliori e non lascia il segno.

Nel 2019, appunto, lo sbarco trionfale in Virtus, accolto come solo i grandi possono essere ricevuti a Basket City. Vince uno scudetto, guida la squadra alla conquista dell’EuroCup, riporta Bologna in Eurolega e ci aggiunge pure un paio di Supercoppe. Negli occhi dei tifosi resta quella giocata contro Leo Candi all’Unipol Arena. E’ un gioco di prestigio: Milos fa passare il pallone attorno al corpo dell’avversario. Si ripassa il pallone, di fatto (ma senza infrazione) e poi il canestro. I passaggi bowling (o baseball) da un lato all’altro del campo, persino l’utilizzo del tabellone, per impossibili sponde - per tutti, ma non per lui - per servire il compagno più smarcato.

Più che un semplice giocatore o un campione, un artista dei canestri. Spesso con il barbone incolto, sempre con l’espressione apparentemente imbronciata. In realtà proprio a Bologna trova amici fedeli (Marco Belinelli) e allievi entusiasti (Alessandro Pajola).

Quattro stagioni da favola a Bologna, applaudito su qualunque campo. Poi la decisione di tornare in patria, a Belgrado, per indossare la maglia dell’amata Stella Rossa. Conquista un titolo anche lì, che va aggiunta a una coppa di Serbia e Montenegro, tre coppe di Serbia, due coppe di Grecia, due campionati russi, sei Vtb United League e una Lega Adriatica.

Bello e impossibile, verrebbe da dire citando Gianni Nannini. Bello e indimenticabile per chi, in Italia, ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo. Così magico da pensare che il ritiro, anziché con un annuncio su X, sia avvenuto in diretta. Sparendo tra la nebbia artificiale. Come un vero mago, appunto.

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