"Virtus da Final Four? Si può fare". Brunamonti esalta Banchi e il club
"In Eurolega viaggia fortissimo, con un po’ di fortuna potrebbe guardare lontano. Gioca davvero bene"
Terza in campionato e in Eurolega. La Virtus di Banchi piace parecchio a Roberto Brunamonti che, in casa bianconera, è qualcosa di più di una leggenda.
Roberto, come sta la Virtus?
"Io la vedo bene. Anche se…".
Dica.
"Ho sentito grida di allarme dopo le tre sconfitte di fila, tra campionato ed Eurolega".
E lei cosa ne pensa?
"Che in una stagione così lunga e difficile ci può stare, Anzi, ci deve stare perché dobbiamo ricordare non solo la stanchezza, ma pure gli infortuni. E con l’Eurolega di mezzo si gioca e si viaggia, si viaggia e si gioca. E ci si allena poco. E in più…".
In più?
"Direi che il livello del campionato, grazie anche all’esempio di Virtus e Milano, che hanno trascinato il movimento, si è alzato. Più facile perdere anche in Italia. Mi sembra che, per esempio, Venezia abbia un organico tale da potersi inserire nella lotta per lo scudetto".
Chi l’ha colpita di più?
"Beh, io mi soffermo soprattutto sugli italiani".
Partendo dal suo pupillo, Alessandro Pajola?
"Era un giovane importante. E’ diventato un giocatore importante. Penso anche a Polonara".
Achille?
"Proprio lui. Mi fa piacere rivederlo su certi livelli. Dopo quello che ha avuto, c’è stato l’affetto della famiglia, del club e dei compagni. Ma vedere che in campo, puoi fare quello che facevi prima, aiuta. Sono felice per lui".
Ci sarebbe un altro ragazzo che lei conosce bene. L’ha visto crescere, avrebbe voluto portarlo a Roma.
"Marco Belinelli sta giocando bene. E’ un punto di riferimento in campo, per la società, per i tifosi. Sono contento che Marco raccolga quello che merita dopo aver deciso di tornare in Italia".
Passiamo agli stranieri.
"Credo che Shengelia sia l’uomo di maggior spessore".
Lundberg?
"Con Banchi evidentemente ha ritrovato spazi e stimoli. Arrivo a dire che è stato il miglior acquisto di questa stagione".
Ma la Virtus è da Final Four?
"Tu avresti previsto, a questo punto della stagione, la Virtus al terzo posto in Eurolega?".
Sinceramente no.
"E allora vediamo. Adesso è difficile dirlo. Credo che arrivare ai playoff sarebbe un risultato importante. Poi, per la Final Four ci sono altre componenti. Un po’ di fortuna, il livello di condizione della squadra nel momento decisivo. Intanto sta andando bene. Anzi, di più, supportata dalla società. Mi piace il blocco che la squadra ha creato con i tifosi".
Si riferisce a…
"Sì, al ko di Istanbul che, come ho detto prima, ci sta tutto. Il fatto che i tifosi si siano ritrovati al Marconi, per aspettare la squadra, è stato bellissimo".
Virtus da scudetto?
"Da qua alla fine manca tanto. E’ chiaro che Virtus e Milano hanno organici che, sulla carta, sono superiori. Ma il livello si è alzato. E attenzione a Venezia".
Alla gestione Zanetti, Eurolega a parte, manca solo la Coppa Italia. Lei quante ne ha vinte con la Virtus?
"Tre da giocatore, una da allenatore e due da vicepresidente".
Ne manca una da vicepresidente: 1999, 2001 e 2002.
"L’avevo dimenticata (ride, ndr)".
La Virtus ne ha vinte otto, c’è la sua firma in sette. Non c’era nel 1974 con Peterson?
"No, ero troppo piccolo. Stavo ancora a Spoleto, non mi ero ancora trasferito a Rieti. Ma vorrei sottolineare un aspetto".
Quale?
"La Coppa Italia è tornata a essere un trofeo ambito e voluto. E questo fa bene a tutti".
Quando la rivedremo a Bologna?
"Spero presto, la considero casa mia".
Lei ha giocato e vinto al PalaDozza e al PalaMalaguti. Ora c’è la Segafredo Arena?
"Non è questione di impianti, Ma di feeling. Ho vissuto, giocato, allenato e fatto il dirigente per vent’anni. Bologna la ritengo davvero casa mia".
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