Ascoli di Mimmo Di Carlo: Salvezza in C, ma Fallimento Totale
L'Ascoli di Mimmo Di Carlo si salva in C, ma delude tifosi e critica con prestazioni e gestione discutibili.

Lo striscione polemico dei tifosi
L’Ascoli di Mimmo Di Carlo è salvo, ma ha fallito sotto ogni punto di vista. La squadra che sul campo del Sestri Levante ha ottenuto il pass per il prossimo campionato di C non ha mai saputo riconquistare i tifosi attraverso prestazioni e risultati. Quell’attaccamento alla maglia bianconera che in passato aveva sempre contraddistinto il Picchio ormai sembra essersi perso definitivamente. Dall’inizio del cammino ad oggi è stato tutto decisamente faticoso dentro e fuori dal rettangolo verde. Tante le difficoltà mostrate nel giocare a calcio ed esprimere una manovra eretta su concetti e soluzioni capaci di creare veri pericoli agli avversari, soprattutto a quelli dotati di organici più modesti. Uno spogliatoio composto da qualche nome, ma di fatto sguarnito di quei leader in grado di costituire le colonne portanti di una formazione titolare e abili nel cementare il gruppo coinvolgendo i giovani, ma preservandoli dal sovraccarico di responsabilità prodotto dai momenti di sofferenza. Gli errori di un mercato dettato da difficoltà economiche e sballato sia nella sessione estiva che in quella invernale, segnato dall’arrivo di alcuni profili non funzionali ai moduli impiegati con alcuni profili addirittura incapaci di reggere la categoria. La stessa fascia di capitano ha cambiato continuamente braccio per mesi partendo da quello di Bando nelle gare della Coppa Italia di C per poi finire su quelli di Gagliolo, Varone, Curado e Carpani. Gli avvicendamenti operati in panchina hanno spesso visto l’allenatore salito in sella fare addirittura peggio di quello esonerato in precedenza. E qui a deludere più di tutti le aspettative sono stati i numeri prodotti complessivamente da Di Carlo nelle due gestioni stagionali alla guida del Picchio.
In 23 partite sono arrivate soltanto 5 vittorie, 11 pareggi e 7 sconfitte. La strategia del catenaccio e contropiede – ideata un secolo fa dall’austriaco Karl Rappan alla guida della Svizzera nei mondiali del ‘38, poi arrivata in Italia negli anni ‘60 grazie ad Helenio Herrera e Nereo Rocco con Inter e Milan – messa in campo mercoledì a Sestri Levante per portare a casa lo scialbo 0-0 che avrebbe conferito quel punto necessario per raggiungere la salvezza, è stato l’emblema di un campionato da archiviare e dimenticare prima possibile. Così come le dichiarazioni post gara rilasciate da Di Carlo che hanno fatto ulteriormente arrabbiare il popolo bianconero. Alla resa dei conti l’Ascoli chiuderà al 15esimo posto.
Domenica al Del Duca la tappa conclusiva contro il Legnago (avvio alle 16.30) farà scendere i titoli di coda su un’altra annata drammatica. I biglietti a 5 euro in curva e alla tribuna Mazzone non basteranno di certo per recuperare i rapporti con la tifoseria che la settimana scorsa è tornata a condannare duramente l’operato dell’attuale proprietà.
Massimiliano Mariotti
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