Steve Pagliuca, il futuro in campo: "Ecco la mia Dea tra business e gol"

Il patron-finanziere: "Atalanta brand globale, pronti a investire in altri club. E Retegui è stato un affare"

di FABRIZIO CARCANO
28 febbraio 2025
Luca Percassi, ceo dell’Atalanta, con Stephen Pagliuca, comproprietario del club

Luca Percassi, ceo dell’Atalanta, con Stephen Pagliuca, comproprietario del club

Tre anni fa Stephen Pagliuca entrava come co-owner nell’Atalanta, tramite il suo fondo d’investimenti Bain Capital. Un ingresso in punta di piedi. Tre anni dopo il bilancio del finanziere statunitense è positivo. Come ha spiegato lui stesso durante il suo intervento al Financial Times Business of Football Summit: "La prima cosa che impari nel mondo degli affari è che per avere successo ti servono dei grandi partner, e i Percassi sono i partner perfetti, sono un partner chiave per noi, sono persone straordinarie. Abbiamo un ottimo rapporto con loro. Capiscono il calcio meglio di chiunque altro abbia incontrato". Il finanziere di Brooklyn, al vertice societario anche dei Boston Celtics campioni in carica nella NBA, ha ricordato come la Dea sia un modello non solo sportivo, ma anche finanziario.

"Siamo un club piccolo – chiarisce –, ma negli ultimi anni abbiamo investito molto sia sui giocatori che nelle strutture, migliorando soprattutto l’Academy, cosa che vogliamo continuare a fare perché è essenziale per un club come il nostro che non può permettersi di spendere 100 milioni di euro per un solo giocatore. Negli ultimi tre anni abbiamo acquistato giocatori per oltre 100 milioni di euro e possediamo il nostro stadio. Siamo una squadra sostenibile dal punto di vista finanziario e stiamo dialogando con diversi sponsor globali, ma non possiamo ancora rivelare dettagli perché siamo in trattativa". E "stiamo lavorando anche con la Lega per espandere la presenza della Serie A". Intanto Pagliuca si sta godendo un’altra stagione straordinaria dopo la precedente culminata con la vittoria dell’Europa League. "L’anno è stato davvero positivo – riconosce –. Siamo tra le prime tre squadre in Italia e siamo stati a un solo punto dall’essere tra le prime otto di Champions. Abbiamo imparato che è essenziale individuare giocatori adatti al sistema dell’Atalanta. Giochiamo con un pressing alto e aggressivo, che richiede probabilmente il 50% in più di corsa rispetto a molte altre squadre. Quindi, nei nostri modelli di scouting, cerchiamo giocatori con grande resistenza fisica per coprire il campo e correre per tutta la partita. Questo stile di gioco ci ha permesso di battere grandi club. Lo scorso anno, per esempio, abbiamo battuto il Liverpool perché non si aspettava di essere attaccato in quel modo. Retegui? Pensavamo che fosse un buon giocatore e che si adattasse al nostro sistema, ora è il capocannoniere della Serie A".

Il finanziere newyorkese ha poi ricordato il legame già creatosi dopo appena tre anni con Bergamo, dove "l’Atalanta è l’unica squadra professionistica ed è incredibile vedere il supporto dei tifosi. Il modo in cui vivono e respirano la squadra è straordinario. Ogni ristorante, ogni persona a Bergamo ha un legame con il club. Ogni bambino che nasce a Bergamo riceve una tutina dell’Atalanta. È una parte radicata della cultura locale come in nessun altro posto". E la Bergamo nerazzurra da ieri si sta mobilitando, in vista del possibile addio a fine stagione di Gian Piero Gasperini, per celebrarlo con una statua. L’iniziativa dei tifosi, tramite una petizione e una raccolta fondi su change.org, è di finanziare la realizzazione della statua attraverso una sottoscrizione pubblica popolare e poi chiedere al Comune di installarla in una piazza o parco del centro. Perché Gasperini, hanno spiegato i tifosi, "non è stato solo un allenatore per l’Atalanta, è stato un vero condottiero che ha portato Bergamo e la sua squadra nel mondo, permettendoci di vivere un sogno lungo anni".

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