Alle origini di Italiano, da Prandelli a Malesani: Vincenzo studiava già da grande allenatore
Il tecnico del Bologna ha trascorso da calciatore 13 anni in riva all’Adige. Due maestri in particolare gli hanno passato l’amore per il lavoro in panchina. Quello di domenica a Verona sarà un ritorno alle origini: con vista sull’Europa

Il tecnico del Bologna Vincenzo Italiano (al centro e a sinistra) ha trascorso da calciatore 13 anni in riva all’Adige. Due maestri in particolare gli hanno passato l’amore per il lavoro in panchina. Quello di domenica a Verona sarà un ritorno alle origini: con vista sull’Europa
Bologna, 7 marzo 2025 – Fu Cesare Prandelli a fargli scoprire l’interruttore. A premerlo provvide invece, folgorandolo con il suo calcio d’avanguardia, Alberto Malesani. E così a soli ventiquattro anni Vincenzo Italiano, nel fiore del suo percorso di crescita da calciatore, aveva già scoperto, forse perfino deciso, che cosa avrebbe fatto da grande: l’allenatore. Il tutto grazie alla palestra speciale di Verona: la sua Verona.
"Sono arrivato a Verona che ero ragazzino e me ne sono andato uomo", ricorda spesso il tecnico siciliano a chi gli chiede che cosa abbiano rappresentato nella sua parabola calcistica i tredici anni trascorsi in riva all’Adige, dal ‘96 al 2009, prima da colonna del Verona e poi da protagonista col Chievo. Domenica il Bologna sarà di scena proprio a Verona, in quel Bentegodi che Italiano calpesta per la prima volta da calciatore il 16 marzo ‘97, quando Gigi Cagni lo manda in campo nell’ultima mezzora di un Verona-Piacenza 0-0. Il suo debutto assoluto è avvenuto un mese e mezzo prima, il 2 febbraio, nella grandinata del Dall’Ara: 6-1 per il Bologna di Ulivieri in un’annata culminata con la retrocessione in B. Ma quello è solo l’inizio della storia.
L’anno dopo arriva Cesare Prandelli, che fa di Italiano un titolare dell’Hellas che riconquista al primo colpo la serie A. Prandelli è già un allenatore moderno e Vincenzo uno dei pochi giovani in gruppo. "Dove ti giravi vedevi solo trentenni", ricorda spesso Italiano, che non ha mai smesso di ringraziare i suoi primi maestri prodighi di consigli.
Vincenzo è una spugna, se gli dai un suggerimento tecnico non hai bisogno di ripeterglielo due volte: lui in campo lo ha già incamerato e messo in pratica. Studia, macina chilometri ma per sei mesi deve stare ai box per via della rottura del crociato anteriore del ginocchio.
Nell’estate del 2001 arriva il ‘Male’, al secolo Alberto Malesani, che porta subito la costruzione dal basso: palla dal portiere ai difensori e guai ai lanci lunghi, si esce dalla propria area col fraseggio. Vincenzo e compagni si guardano con facce stranite, ma la novità funziona. E’ il Verona dei tre futuri campioni del mondo Oddo, Camoranesi e Gilardino che confeziona un girone d’andata da fenomeni e un girone di ritorno da lasciare increduli perché porta in dote la più assurda delle retrocessioni. Per Italiano resta però indelebile il magistero di Malesani. In un Verona-Juve comandato per un’ora dai padroni di casa Vincenzo, in trance agonistica, passa davanti alla panchina e urla al proprio allenatore "Tu sei un genio!".
Italiano ha solo ventiquattro anni ma coglie già tutti i vantaggi di affrontare il calcio con una strategia: da quei semi germinerà il futuro allenatore. Poi verrà Ficcadenti ed è qui che il rapporto col Verona s’incrina lasciando però intatte le 260 presenze in gialloblù (sesto calciatore nella storia del club). Il passaggio al Chievo di Campedelli e Sartori nel 2007 da qualche tifoso dell’Hellas è maldigerito. Il resto è statistica. Da allenatore Italiano ha sfidato il Verona 9 volte: 3 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte. Ma ogni volta che torna a Verona Vincenzo ricorda quando venticinque anni fa dal Bentegodi vedeva già Coverciano.
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