Arna, Zirk e Fergie ribaltano il Lecce Saputo nono e con il record di punti
Apre Banda dopo 17’, poi nella ripresa la rimonta con l’austriaco e l’olandese, il 2-2 di Oudin e il 2-3 al 96’. Una vittoria che vale quota 54, vetta inedita nella gestione canadese. Tanti i rebus da sciogliere sul futuro.
di Gianmarco Marchini
La ciliegina se l’erano già mangiata venerdì sera gli altri. Ma la torta resta, bella tonda, e pure il sapore non cambia. E’ dolce la stagione del Bologna che a Lecce chiude in bellezza a quota 54 punti un campionato iniziato sotto nuvoloni scurissimi, che minacciavano temporali. Certo, non sarà Europa, ma tagliare il traguardo da noni è un gran bel risultato, quasi straordinario se ci si volta indietro a guardare quant’era tosta la salita.
La vittoria di Lecce, strappata in rimonta con una grande ripresa e tre gol bellissimi, è un tratto di penna che disegna il sorriso sulla stagione. Il sorriso di Joey Saputo, prima di tutto, che al Via del Mare prima raccoglie l’ovazione della curva (ricambiato con tanto di inchino) e poi scarta il regalo che aveva chiesto a inizio anno. Voleva i 52 punti e il Bologna di Thiago gliene ha impacchettati addirittura 54. Tenga, pres, ecco il pacchetto per lei, lo scarti pure.
Il regalo sotto forma di garanzie tecniche se lo aspetta ora proprio Motta che con la società sta da giorni confrontandosi sul futuro, ma che, nel post-gara di Lecce, ha tradito un po’ troppo nervosismo per un tecnico certissimo di restare. Vedremo. Sappiamo che l’intenzione di Thiago sia quella di restare, ma chiede una visione comune e chiarezza nella comunicazione degli obiettivi. Ripetere i 54 punti non sarà facile, né tantomeno scontato, soprattutto se, come pare probabile, molti dei protagonisti rossoblù non ci saranno ai nastri di partenza della prossima stagione. Difficile rivedere Dominguez, già ieri tolto alla causa da una squalifica. Per lui c’è in ballo la matassa di un rinnovo che pare impossibile da sbrogliare. Storia simile per Orso. Così come complicata - per non dire compromessa - è la posizione di Arnautovic che ieri ha coronato con il decimo gol in campionato (seconda stagione di fila in doppia cifra) una partita da fuoriclasse del ruolo qual è l’austriaco. Eppure nel calcio di Thiago, votato al coro e vietato ai solisti, Marko non è indispensabile. Tutt’altro. Consapevolezza, questa, che spalancano le porte a un addio, con il Milan fresco orfano di Ibrahimovic, in prima fila per accaparrarsi Arna. Segna lui il pari con un gran bel colpo di testa su cross di Musa Barrow (all’ottavo assist stagionale), dopo che Banda al 17’ del primo tempo aveva sbilanciato la partita dalla parte del Lecce, in uno stadio in piena festa salvezza.
La festa resta, ma il Bologna la fa propria, con la rimonta che si consuma tutta nella ripresa: prima Arna, poi Zirkzee che non segnava da 231 giorni, dalla gara del 16 ottobre a Napoli. Un’eternità, il digiuno dell’olandesino chiamato (anche dall’importante investimento economico fattto) a essere l’erede proprio dell’austriaco. Un gol, quindi, che ha un po’ il sapore dolcissimo della staffetta tra passato e futuro del Bologna. Nel futuro si spera ci sia ancora Ferguson che ieri, con quel piglio tutto scozzese, entra e cambia la partita quando Oudin sembrava averla congelata sul 2-2. E, invece, no: Fergie fa il 3-2 al 96’. Settimo gol per lui, altra nota lieta di una stagione impronosticabile. E pazienza se, alla fine, in Europa ci andrà la Fiorentina. Questo Bologna ha comunque imboccato la strada giusta. A patto che non si cambi il pilota.
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