Bologna di Italiano: dalla vittoria con la Lazio alla sfida per la Coppa Italia

Il Bologna di Italiano, dopo il 5-0 alla Lazio, cerca il riscatto in Coppa Italia contro il Milan all'Olimpico.

di MASSIMO VITALI
11 maggio 2025
Il Bologna di Italiano, dopo il 5-0 alla Lazio, cerca il riscatto in Coppa Italia contro il Milan all'Olimpico.

Il Bologna di Italiano, dopo il 5-0 alla Lazio, cerca il riscatto in Coppa Italia contro il Milan all'Olimpico.

Il manifesto della perfezione del Bologna di Italiano è il 5-0 con la Lazio del 16 marzo al Dall’Ara. Castro e Ndoye a segno e tirati a lucido, tutti i pezzi da novanta abili e arruolati e il quinto sigillo, il fulminante colpo di testa di Fabbian a coronamento di un possesso palla da manuale, che allora fece il giro del web per raccontare quanto fosse bello e incisivo il calcio di un Bologna tornato a riveder le stelle e pronto a continuare a sognare in grande. Peccato che di quel Bologna dominante e in salute nel frattempo si siano perse un po’ le tracce.

C’è un dato che balza agli occhi e che dipinge bene la flessione di rendimento delle ultime settimane: i cinque gol che quel 16 marzo tramortirono la squadra di Baroni sono il bottino offensivo che i rossoblù hanno ‘spalmato’ nelle successive 7 gare di campionato. Dalle ultime tre trasferte (con Atalanta, Udinese e Milan) il Bologna è tornato con un solo punto, cosa che non sarebbe successa al Bologna scintillante di ormai quasi due mesi fa. Segno che gli eroi oggi sono un po’ spompi e più di un granello si è infilato negli ingranaggi di quella che allora era una macchina perfetta.

Ma è con la macchina che venerdì notte ha sbandato nelle curve del Meazza che mercoledì all’Olimpico il Bologna proverà a scrivere una pagina di storia puntando dritto su un trofeo, la Coppa Italia, che nella bacheca di Casteldebole non entra da più di mezzo secolo. E dovrà farlo di nuovo col Milan, che viceversa, in coda a una stagione fatta più di ombre che di luci, oggi sembra godere di ottima salute.

Non è uno scenario che a Casteldebole legittimi uno spensierato ottimismo (certi sguardi smarriti nel post gara rossoblù di venerdì erano eloquenti) ma nemmeno il disfattismo dilagante che ha preso piede nei commenti dopo lo scivolone col Milan.

Se è un’ovvietà ricordare che in una gara secca di finale può succedere di tutto è invece una notizia che ieri in un colpo solo Italiano abbia riabbracciato in gruppo tre pezzi da novanta come Ndoye, Odgaard e Holm. Tutti risparmiati in chiave finale di mercoledì, si dirà. E proprio questa è una delle critiche che in tanti sui social stanno muovendo in queste ore a Vincenzo Italiano, reo, secondo tali giudizi ingenerosi, di aver sacrificato il campionato sull’altare di una finale che per lui, che di finali ne ha perse tre di fila, è diventata quasi un’ossessione. In realtà Italiano non ha sacrificato un bel nulla: sta solo cercando di centellinare le forze in un finale di stagione in cui, tra infortuni e cali di condizione, quelle stesse forze sono venute meno.

Del resto competere su tre fronti (campionato, Champions e Coppa Italia) logora chi non ha gli stessi organici di Inter, Napoli, Atalanta, Juve, Roma e Milan, tutti club che sul mercato hanno speso assai più del Bologna. Quanto al rilievo tattico di aver dato il la venerdì alla rimonta rossonera subendo il gol dell’1-1 di Gimenez con il solito schieramento ‘altissimo’ e l’atteggiamento sbarazzino di chi non rinuncia mai ad attaccare, è il calcio di Italiano bellezza: con i suoi pregi e i suoi difetti. Un allenatore può modificare dei particolari ma non rinunciare al proprio dna. Anche adesso che la strada per l’Europa passa dalla cruna dell’ago dell’Olimpico.

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