Bologna, la fatata Verona. Odgaard-Cambiaghi in gol. Crolla pure il tabù trasferta. E la Champions ora è vicina

Grande prova di maturità al Bentegodi dove i rossoblù non vincevano dal 2017. Italiano sale a 50 punti, aggancia la Lazio quinta e si porta a meno 2 dalla Juve. .

di MASSIMO VITALI
10 marzo 2025
I rossoblù posano sotto il settore ospiti: erano quattromila ieri i tifosi arrivati al ’Bentegodi’ per sostenere il Bologna (Schicchi)

I rossoblù posano sotto il settore ospiti: erano quattromila ieri i tifosi arrivati al ’Bentegodi’ per sostenere il Bologna (Schicchi)

Altro che fatal Verona. Il Bentegodi per il Bologna è un grattacielo che issa i rossoblù al quinto posto in classifica (a pari punti con la Lazio che gioca stasera e a meno due dalla Juve quarta di Thiago) ma soprattutto a una quota 50 punti che già di per sé dice tanto del capolavoro che stanno confezionando Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi.

I gol di Odgaard e Cambiaghi firmano una vittoria, messa in discussione nel finale dalla zampata, a termini di regolamento più che discutibile, di Mosquera, che adesso alimenta la concreta possibilità di tornare il prossimo anno in Europa perfino dalla porta principale (leggasi Champions) e che in ogni caso rende indimenticabile il pranzo al sacco dei quattromila tifosi rossoblù, tutti in piedi dopo il triplice fischio a rendere omaggio, insieme a Saputo e consorte, a un gruppo di magnifici combattenti che in un colpo solo hanno sfatato tre tabù.

Il Bologna non conquistava i tre punti al Bentegodi dal 2017, regnante Donadoni: trapassato remoto dell’era Saputo. In questa stagione non vinceva lontano dal Dall’Ara dal 21 dicembre, giorno del 2-0 sul campo del Torino. Perseverare sarebbe stato delittuoso e soprattutto avrebbe reso acclarata l’allergia rossoblù ai muri difensivi delle piccole, dopo le stecche con Empoli e Lecce e lo scivolone di Parma. Anche il Verona, visto il pregresso, ieri nel primo tempo ha messo il pullman davanti alla porta di Montipò rinunciando in toto ad attaccare. Per quaranta minuti il Bologna è rimasto bloccato nel traffico, con Castro e Orsolini impegnati a sparare a salve, salvo poi far saltare il piano gara di Zanetti con la fiammata di Odgaard, al quinto gol stagionale e adesso in odore di chiamata in nazionale.

A proposito di Zanetti: ecco il terzo tabù di giornata sfatato. Nei precedenti quattro incroci il tecnico aveva sempre inchiodato il Bologna alla sconfitta: stavolta invece gli è andata male. Troppo evidente il gap tecnico tra le due squadre per sperare di sfangarla. C’è un altro dato che dice molto della bontà del lavoro di Italiano. Per trovare un Bologna capace di segnare in serie A un numero di reti superiore ai 44 gol messi a referto oggi dai rossoblù dopo 28 giornate bisogna rimettere indietro le lancette del tempo di quasi sessant’anni: stagione 1965-66, quando i gol segnati furono 53.

Se anche la storia s’inchina al Bologna significa che i valori tecnici sono di primissimo livello. Calabria, uno dei rinforzi di gennaio, dopo un avvio punteggiato di errori al 40’ ha mandato in porta Odgaard con una giocata da fuoriclasse. Cambiaghi ha chiuso il conto al 78’, approfittando del harakiri di Valentini che otto minuti prima aveva lasciato il Verona in dieci. Non è mancata un po’ di paura nel finale, quando colpevolmente la difesa rossoblù si è addormentata (19 i secondi trascorsi tra la palla al centro e la rete scaligera) e ha permesso a Mosquera di accorciare le distanze, grazie a un gol di gomito non esente da ombre. Peggio di Rapuano ha fatto solo all’ultimo giro di lancette Dallinga, sparacchiando fuori il gol del 3-1. Alzi la mano chi ieri si è accorto che a Italiano mancava lo squalificato Freuler. Anche questo un segno di implacabile forza.

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