Bologna sconfitto dal Genoa: riflessioni su una stagione di successi e sfide future
Nonostante la sconfitta contro il Genoa, il Bologna guarda al futuro con ambizione e determinazione per nuovi successi.

Nonostante la sconfitta contro il Genoa, il Bologna guarda al futuro con ambizione e determinazione per nuovi successi.
Quando tra cinquant’anni, i ragazzi di oggi sfoglieranno l’album dei ricordi, qualcuno tra i più scrupolosi si lascerà scappare un "ma vi ricordate che batosta ci diede quel giorno il Genoa?". Consumato l’aneddoto, resterà spazio solo per la Storia. L’oro di questa Coppa Italia brillerà anche allora, come quel sabato di fine maggio in cui venne riportata nel giardino di casa del Bologna e dei bolognesi. Perché questa è la magia dei momenti felici: non scolorano mai.
La sconfitta di ieri, invece, è destinata a scomparire sotto la polvere delle statistiche. Certo, i quasi trentamila presenti avrebbero sperato di celebrare il più atteso dei trofei in una maniera più solenne, tanto che una parte dello stadio ha persino fischiato quando i rossoblù hanno guadagnato gli spogliatoi sotto tre a zero. Effetti collaterali di un’impresa. Eggià, il Bologna si è fermato all’Olimpico, ubriaco di una felicità che ha spento tutto il resto. A cominciare dalla testa dei ragazzi di Vincenzo Italiano. Si chiama mentalità vincente, e va educata. Ma ci sarà tempo per lavorarci.
Contro il Genoa come una settimana fa a Firenze, anzi peggio. Perché, almeno al Franchi la partita aveva avuto un senso fino al 3-2 di Kean, a un passo dai titoli di coda. Ieri, invece, il cronometro delle motivazioni non è di fatto mai scattato. Prima il gol di Vitinha al 18’, poi la doppietta (26’ e 43’) di questo genoano venuto direttamente dal futuro. Lorenzo Venturino, genovese classe 2006, sangue rossoblù e un piedino da predestinato: due gol (il primo bellissimo) che profumano di una promessa. Chissà se sarà mantenuta. Chissà cosa ne sarà di questo ragazzo. Presto, prestissimo per dirlo.
E’ passato, invece, abbastanza tempo per poter dire che questo Bologna s’è fatto grande e congedare questa stagione con la certezza che a luglio troveremo un altro Bologna, sì, forse senza Ndoye, forse senza Lucumi, ma sicuramente ancora competitivo, ambizioso, affamato. Affamato come il suo allenatore che ieri, al triplice fischio, incitava la tribuna con quell’entusiasmo che solo chi non ha nulla da nascondere può sprigionare. Trovate le differenze con il Thiago Motta che un anno fa si mimetizzava nei festeggiamenti sul pullman della Champions e avrete già un indizio sul futuro. Italiano e il Bologna hanno ancora tanto da costruire insieme. Intanto hanno sicuramente una classifica da migliorare, visto che il ko di ieri e il sorpasso del Milan, piazzano i rossoblù al nono posto finale. Sessantadue punti contro i sessantotto di Motta e di quel Bologna che chiuse quinto. Attenzione, però: quest’anno ci sono state una Champions da onorare e una scalata in Coppa Italia finita in gloria. Italiano la sua sfida con il Passato non l’ha vinta: l’ha stravinta. Se resterà, dovrà misurarsi solo con se stesso: ecco perché migliorare questi sessantadue punti diventa il primo obiettivo della prossima stagione. Insieme a quell’Europa League di cui ieri è risuonato forte l’inno a chiudere la festa. Non sarà suggestivo come la musichetta della Champions, certo, ma sempre di alta Europa si tratta. Si riparte da questi grandi obiettivi e si ripartirà - si spera - da tanti dei protagonisti di questa splendida annata. A cominciare da Orsolini che ieri ha fatto 15 in campionato con un’altra magia. Inutile, sì, nell’economia del risultato, ma perfetta per ricordare quanto bello sia stato questo Bologna.
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