Bologna, sprint cercasi. La ‘frenatina’ è nei numeri. Ora serve un colpo di gas per prendersi l’Europa
Dal 30 dicembre 10 punti in sette partite, meno anche di quelli raccolti dal Genoa

Dal 30 dicembre 10 punti in sette partite, meno anche di quelli raccolti dal Genoa
Dopo la frenata di Empoli (25 gennaio) e la frenata-bis di Lecce una riflessione è legittima: si può chiedere al Bologna di Vincenzo Italiano di vincere tutte le partite che gioca e, soprattutto, di affrontarle tutte con l’intensità a mille?
La risposta è no, perché non ci riescono nemmeno il Napoli capolista di Antonio Conte o l’Inter scudettata di Simone Inzaghi. Dopodiché se l’Europa, Champions o altro che sia, è un obiettivo concreto di Casteldebole quello che si può chiedere a un gruppo che sta già confezionando una stagione al di sopra di ogni più ottimista previsione (questo è bene ricordarlo sempre) è dare un colpo di gas e non lasciare altri punti per strada, perché il famoso treno a cui Italiano vuole a tutti i costi rimanere agganciato sfreccia che è una meraviglia.
Il Bologna no, in campionato dal 30 dicembre ad oggi ha alzato il piede dall’acceleratore. Lo testimoniano i numeri. Dal 2-3 al Dall’Ara col Verona del 30 dicembre al pari di Lecce i rossoblù hanno conquistato 10 punti in 7 partite. In questo identico segmento di campionato le squadre che hanno fatto meglio sono state otto: Napoli, Roma, Inter, Juventus, Milan, Lazio, Fiorentina e perfino il Genoa (che di punti ne ha raccolti 11).
Lo stesso bottino del Bologna lo hanno raccolto l’Atalanta di Gasperini e il Cagliari di Nicola, ovvero una candidata a fare strada in Champions League e una squadra che lotta per salvarsi.
E’ la serie A, bellezza. Poi se si parla di bellezza calcistica, e dimenticando per un attimo le prestazioni sotto tono di Empoli e Lecce, non si può non tessere gli elogi di una squadra che, in questi stessi ultimi 40 giorni che hanno vito un rallentamento in campionato, ha conquistato la prima storica vittoria in Champions ai danni del Borussia Dortmund e una ancora più storico accesso alle semifinali di Coppa Italia dopo aver eliminato nientemeno che l’Atalanta.
Chi in quattro giorni passa dall’euforia di Bergamo alla depressione di Lecce paga dazio all’isteria da giudizio di pancia figlia dei social.
Il Bologna resta una squadra che è un inno alla solidità. Tre trasferte da imbattuti all’inizio dell’anno solare i rossoblù non le impacchettavano dal 2013 (con Pioli allenatore) e da ottobre solo il Napoli in campionato ha portato a casa più ‘clean sheet’, 9, degli 8 conquistati dai rossoblù.
Al netto di tutto quello che di buono si deve dire di questa squadra restano i limiti fisiologici di crescita di un Bologna che si è incamminata sulla strada giusta per diventare una grande del nostro calcio, ma che una grande ancora non è.
Da qui (in assenza di tre pilastri come Orsolini, Ferguson e Odgaard) i cali di intensità e di concentrazione, non surrogabili peraltro da un mercato di gennaio che non ha precisamente trasmesso il messaggio dell’Europa a tutti i costi. La linea del club l’ha ribadita qualche giorno fa l’ad rossoblù Claudio Fenucci: "L’obiettivo è continuare a giocarsi l’Europa con squadre sulla carta più attrezzate di noi".
E a Italiano non si può chiedere di fare miracoli.
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