Bologna, un capolavoro Italiano. Idee e coraggio di un tecnico d’oro
Città impazzita per il trionfo in Coppa Italia, il club spinge per il rinnovo dell’allenatore che tenta le grandi

Vincenzo Italiano, 47 anni, ha vinto il suo primo titolo facendo la storia col Bologna
Ha rivoluzionato la Storia, togliendo alla bacheca del Bologna la polvere di cinquantuno anni. Il suo calcio offensivo e viscerale esalta i sensi e arriva dritto al cuore. E’ riuscito a portare una città intera oltre le colonne di Thiago Motta, varcate le quali sembrava non potesse più esserci vita. Vincenzo Italiano non è un allenatore: è un fenomeno popolare, un movimento di piazza. La vittoria della Coppa Italia ha riportato migliaia di persone in piazza Maggiore. A 1.300 chilometri di distanza, nella sua Ribera, piccolo angolo di Sicilia, altri mille cuori hanno festeggiato stretti davanti a un maxischermo. A La Spezia, dove Vincenzo aveva portato la prima storica serie A, raccontano che mercoledì sera sia esploso un boato al fischio finale. Perché Italiano è un tecnico pasionario, un trascinatore delle folle. Come all’Olimpico, in quell’esultanza straripante manifesto della sua anima. Lì, davanti al popolo rossoblù, arrampicato sulla baluastra, con le braccia aperte e poi portandosi le mani alle orecchie. That’s Italiano. O meglio: questo è un capolavoro Italiano.
Che nessuno s’azzardi a parlare di miracolo, perché la coppa conquistata dal suo Bologna è tutto fuorché un fatto mistico. E’ un capolavoro di competenze, idee e coraggio. Soprattutto coraggio, perché accettare la panchina lasciata da Thiago in Champions era una missione da kamikaze. E lui non solo ha accettato, ma ha pure rilanciato. "Vogliamo riportare la gente in piazza", aveva detto a giugno di un anno fa, al Dall’Ara.
Ha voluto una bicicletta sapendo bene che salita lo aspettasse. E ha pedalato, senza battere ciglio, né lamentarsi mai per essersi trovato al pronti-via senza Zirkzee, Calafiori e Saelemaekers. Mai un alibi, mai una scusa, anche quando i risultati non arrivavano e la musichetta della Champions aveva un che di Hitchcock. Rischiava di bruciarsi nel paragone con il predecessore e nel confronto con le big d’Europa: invece con Liverpool, Aston Villa, Benfica, il suo Bologna ha sempre giocato a testa alta. Italiano ha sfidato tutto e tutti e a Roma contro il Diavolo ha riscosso il suo credito col destino. Perdere la quarta finale su quattro sarebbe stato un macigno enorme da togliere sopra la sua carriera. Lui ha vinto.
Piaceva già alle grandi squadre (il Milan in testa, guarda un po’, poi il Napoli, la Roma) e il Bologna voleva già rinnovargli il contratto in scadenza a giugno 2026. Figuriamoci ora: alle grandi squadre piace ancora di più e a Casteldebole sono pronti a transennarlo. Guadagna 2 milioni e mezzo, ma per lui non è una questione di soldi. Chiede giustamente garanzie tecniche (che arriveranno, come la firma). Perché le aspettative saliranno e lui non fa miracoli: è un costruttore di imprese.
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