Dal trofeo di Rastignano, il diesse rossoblù manda un messaggio ’indiretto’ all’ex attaccante della Lazio: "Lo spogliatoio prima di tutto». Ma Di Vaio avvisa: "Qui ci sono degli equilibri. Chi vuole venire, sa che deve ridursi l’ingaggio»
Lo studio dei calciatori, prima dell’intuito. "Li studiamo per mesi, sia con i video che dal vivo, se serve anche...

La gioia del diesse Marco Di Vaio a Roma dopo la conquista della Coppa Italia
Lo studio dei calciatori, prima dell’intuito. "Li studiamo per mesi, sia con i video che dal vivo, se serve anche per anni", dice Marco Di Vaio, che nei panni di diesse vive giorni intensi impegnato com’è nella costruzione del Bologna che verrà. Di Vaio l’altra sera si è concesso una pausa, nei panni di ospite d’onore dell’11° edizione del ‘Trofeo di Rastignano’, dove lo ha portato Giampaolo Carboni, amico di vecchia data, dermatologo di fama e grande cuore rossoblù. "La vittoria in Coppa Italia è stata un’emozione molto intensa, forse la più bella della mia carriera" ha detto Di Vaio alla pagina Facebook ‘L’idea di Pianoro’. Postilla: "Sono due i trofei che puoi vincere in Italia, lo scudetto e la Coppa Italia. In campionato la forza economica di un club oggi è più importante delle idee, il Verona e la Sampdoria che vinsero lo scudetto sono mosche bianche. La Coppa Italia invece per un club come il Bologna è il massimo: averla portata a casa è stato un sogno". Dal sogno alla realtà, col discorso che scivola su budget e tetto salariale, due ‘bussole’ che anche in questa sessione di trattative stanno già orientando le scelte del responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori e del suo braccio destro Di Vaio. Premessa: "Se un calciatore, o chi gli sta intorno, sceglie noi principalmente per i soldi non è adatto a questo club. Se invece vede nel progetto Bologna la possibilità di fare uno step per crescere allora fa al caso nostro". "Per budget e forza economica del club – dice ancora il diesse rossoblù – non possiamo permetterci determinati calciatori. Quando un calciatore raggiunge un determinato livello salariale non fa più parte del nostro progetto". A quel punto "se vuole venire a Bologna deve ridursi l’ingaggio, perché da noi deve calarsi nel contesto di uno spogliatoio che ha degli equilibri. Se ci sono calciatori che giocano tutte le partite e guadagnano un terzo di quello che guadagna lui, è un disequilibrio che alla lunga non regge".
Sembra un messaggio in codice per quei big non più in tenera età, vedi Dzeko e Immobile, i cui agenti hanno bussato all’uscio di Casteldebole (nel caso di Dzeko prima del suo approdo alla Fiorentina). Il resto è la parabola decennale di un campione che proprio dieci anni fa, nel gennaio 2015, con Saputo al timone inaugurò, nelle vesti di club manager, la sua avventura dirigenziale in rossoblù. "Joey era venuto a Bologna re anni prima per convincermi a chiudere la carriera da calciatore a Montreal – conclude Di Vaio –. Io ero un po’ scettico ma dopo averci parlato ho trovato una persona molto umana e con una visione ben chiara". Il Bologna di Saputo nasce lì.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su