Dopo tanti anni di paragoni con l’Atalanta, i rossoblù hanno trovato la strada e gli uomini giusti per decollare verso l’Europa. Idee e sostenibilità, ecco il modello Bologna. Ha l’undicesimo monte ingaggi della serie A

Casteldebole spende 36 milioni di stipendi, meno di Como e Torino. La Juve 108, il Milan 104. .

di MARCELLO GIORDANO
11 marzo 2025
Dan Ndoye e Sam Beukema: sono arrivati con i benefici del ’Decreto crescita’

Dan Ndoye e Sam Beukema: sono arrivati con i benefici del ’Decreto crescita’

La rincorsa continua: afferrato il sesto posto che vale la Conference, il Bologna vede a portata di mano per il secondo anno consecutivo il quarto posto e la Champions, nonostante in estate abbia visto partire tre dei giocatori più forti della rosa come Calafiori, Saelemaekers e Zirkzee. Mercato chiuso con il segno più. Ma quest’anno il Bologna ha voluto fare le cose ancora più difficili: perché è sesto, a due punti dalla Juventus, con l’undicesimo monte ingaggi della serie A, con 36,1 milioni di stipendi. Spende di più il Como per salvarsi, con 38,1. Ma pure il Torino (46,1), fuori da tutti i giochi. All’ottavo posto l’Atalanta con 59,2, la squadra che con il Bologna ottimizza maggiormente il rapporto tra spese e risultati di campo.

La Dea era il modello, ora quel modello è realtà anche a Bologna, con Giovanni Sartori. Proseguendo la classifica, stando ai dati di Calcio e Finanza, troviamo la Fiorentina al settimo posto (61,6), la Lazio al sesto (68,2), il Napoli al quinto (82,9) e la Roma (89,7) al quarto. E sul podio: Milan (104,3), Juventus (108,4) e Inter (141,7).

Tra Bologna e Juventus, ci sono 72,6 milioni di differenza di monte ingaggi, ma solo due punti. Con il Milan, che ha sei lunghezze di ritardo, la differenza è di 68,2, per non parlare dei 53,6 milioni che separano i rossoblù e la Roma e i 25,5 di differenza con la Fiorentina. C’è la classifica dei monte ingaggi e poi c’è quella di campo: Bologna davanti a Milan, Roma e Fiorentina, con Juventus e Lazio a un passo. Il Bologna ha invertito la rotta: da parte destra della classifica alla voce spese, e da Europa sul campo, società sostenibile, ambiziosa e forte, in crescita, che valorizza e rivende giocatori e reinveste cifre congrue su su talenti destinati a esplodere. D’accordo: non tutte le ciambelle sono venute col buco, se si considera che Karlsson (10 milioni più il 40 per cento sulla futura rivendita) e Dallinga (15 milioni più 3 di bonus + 20 per cento sulla futura rivendita) non hanno reso secondo le attese.

Ma la bilancia pende decisamente dalla parte delle operazioni riuscite: Zirkzee e Calafiori negli ultimi due anni; Dominguez quest’estate, pagato 4,5 milioni, Castro preso a 12; tutti giocatori da 400mila-500mila euro di ingaggio. E che dire di Ferguson, arrivato per 2 milioni, Miranda a zero. E poi Holm, Beukema, Lucumi, Ndoye, Fabbian, tra i 5 e i 10 milioni con stipendi che variano dai 400 agli 800 mila euro. Infine, gli affari Moro e Freuler, pagati 2-3 milioni ciascuno. Si aggiunga che Lucumi, Beukema, Holm, Ndoye, Aebischer, El Azzouzi, Moro e Ferguson sono arrivati con i benefici del decreto crescita e relativi sgravi fiscali sulla tassazione dell’ingaggio.

Solo otto giocatori percepiscono dal milione netto in sù: Ferguson (dopo l’ultimo rinnovo), Casale, Pobega e Freuler un milione, Miranda 1,2, Calabria 1,5, Dallinga 1,6 e Orsolini 2.

Marcello Giordano

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