Il commento. Un successo che non si può più rinviare
Il Bologna vince la sfida politica contro il Milan, chiudendo lo stadio. Focus ora sulle prossime partite cruciali, a cominciare da Cagliari. Italiano ha bisogno di tempo per far emergere il nuovo Bologna. La vittoria è urgente.

Bandiere e tifo nella curva rossoblù
Marchini
Scaroni chi?, rispondevano ieri da Casteldebole. Il Bologna ha vinto una partita politica molto importante nel chiudere con tre giri di chiave il Dall’Ara per la sfida col Milan. Ha fatto quello che una società seria doveva fare: ha difeso la sua gente e i suoi interessi, ha rivendicato la sua autorevolezza con quel ’no’ alle pressioni della Lega Serie A per giocare lì, a pochi metri da cumuli di fango e disperazione. Lo avrebbero fatto tutti? Forse, ma non tutti l’avrebbero spuntata. Ed è qui che si sente il ’tlin’: livello sbloccato, Casteldebole sale un po’ più in alto.
Adesso, però, bisogna voltare pagina. L’appuntamento con il Diavolo è fissato per febbraio che tradotto nel momento attuale equivale al 2050: un pensiero lontanissimo. Troppo, troppo importante il trittico di partite che attende il Bologna per poter pensare ad altro.
Si comincia oggi sulle rive di Cagliari, che se non è ultima spiaggia poco ci manca. No, non per Vincenzo Italiano. Solo i club isterici cacciano gli allenatori a fine ottobre. Il suo Bologna ha dimostrato di avere un’identità, è stato squadra nei templi inglesi dove non si improvvisa nulla e la sostanza viene a galla. Ma Italiano ha ancora bisogno di tempo: ha appena recuperato Ferguson, non ha mai avuto Zirkzee e Calafiori. E’ un altro Bologna, questo, che suo malgrado, del vecchio ha ereditato soprattutto pressioni e aspettative. Cagliari, però, sa di ultima spiaggia perché la stagione corre e con una vittoria in undici gare non si va lontano. Tra oggi, il Lecce sabato e il Monaco martedì, i rossoblù si giocano un pezzo grande di ambizioni. La vittoria, quella no, non si può più rinviare.
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