Bologna, Salvatori approva. “Immobile come il mio Di Vaio, sono grandi intuizioni”
L’ex diesse che portò Marco in rossoblù: “Ciro ha una storia simile alla sua. Ndoye e Beukema via? A Casteldebole hanno già i sostituti, è il modello Atalanta”

L’ex diesse che portò Marco in rossoblù: "Immobile ha una storia simile alla sua. Ndoye e Beukema via? A Casteldebole hanno già i sostituti, è il modello Atalanta".
Salvatori, se il Bologna vuole crescere che cosa deve fare con i suoi gioielli? Tenerseli stretti o cederli a peso d’oro?
"Vi ricordate qual era il mio motto di mercato? Vendi, incassa e pentiti".
Via Ndoye, Beukema e Lucumi senza pensarci un secondo allora.
"Sartori e Di Vaio sanno il fatto loro e le belle stagioni del Bologna sono lì a dimostrarlo. Io credo che durante l’ultimo anno abbiano già individuato non solo i potenziali sostituti di quei tre ma di tutti i venticinque componenti della rosa. Perché così devono fare gli uomini mercato bravi".
Quindi presto il Bologna incasserà.
"Presumo di sì. E dico di più: se incasserà cento spenderà trenta, quaranta, massimo cinquanta: perché così deve fare un club come il Bologna se vuole proseguire nel solco delle ultime due stagioni. A meno che non ci si aspetti che questa squadra possa lottare per lo scudetto: ma non credo che a Bologna qualcuno oggi se lo aspetti".
Lottare per lo scudetto no, fare il percorso dell’Atalanta magari sì.
"E cosa faceva Sartori all’Atalanta? Comprava a dieci e rivendeva a trenta".
Lei nel 2008 portò in rossoblù l’allora trentaduenne Di Vaio, oggi si lavora per ingaggiare il trentacinquenne Immobile.
"Sono storie che si assomigliano. Marco al Genoa non si trovava bene e aveva bisogno di nuovi stimoli. A noi serviva un attaccante e così pensai a lui, contando sul fatto che Preziosi non avrebbe chiesto nulla per il cartellino e anzi avrebbe contribuito a pagare parte dell’ingaggio".
E fu un grande intuizione.
"Se sei nato per fare gol mica te lo dimentichi: vale anche per Immobile. Nell’ultima stagione alla Lazio di gol ne ha fatti pochi, ma si vede che l’anno al Besiktas gli ha fatto venire la voglia di rimettersi in gioco in serie A. E’ una scommessa? Sì, ma per modo di dire: come nel caso di Di Vaio, alle spalle c’è una carriera che parla".
Lei darebbe una chance di rilancio anche a Bernardeschi?
"Bernardeschi ha trentuno anni e al nostro calcio può ancora dare tanto. Il suo valore tecnico è fuori discussione: e qui torniamo al discorso delle motivazioni. Se torna sul palcoscenico della serie A con la testa giusta è uno di quei giocatori che ti possono cambiare la stagione".
Già: quella del Bologna che stagione sarà?
"La vittoria della Coppa Italia è stata un trionfo. All’Olimpico non sono potuto andare, benché il club mi avesse invitato. Ma ogni volta che metto piede al Dall’Ara con Giovanni Mei, Adriano Polenta e il mio amico Lorenzo Ruggeri, che è un avvocato di Pesaro tifosissimo del Bologna, mi faccio prendere da un’euforia contagiosa".
Lei Italiano in carriera lo ha sfiorato, quando fu diesse del Trapani prima che l’attuale tecnico del Bologna, nel 2018-19, alla guida dei siciliani conquistasse la promozione in B ai playoff.
"Nel mio Trapani c’era già Piero Campo, il preparatore atletico che Italiano ha portato anche a Bologna. Campo è una persona squisita oltre che un grande professionista: fateci caso, le sue squadre corrono sempre tanto, dall’inizio alla fine".
Lei invece ha tirato un po’ il fiato visto che a fine mese compie settant’anni?
"Sono sincero: i settant’anni non me li sento. Mi sento più giovane e, lo confesso, mi piacerebbe vincere ancora qualche campionato. Però i presidenti probabilmente si sono dimenticati delle mie promozioni. C’è anche da dire che nel panorama attuale della serie C non è facile trovare un club che ti possa fare una proposta seria".
Nell’attesa che fa?
"Faccio il nonno, ma non mollo il pallone. Vado a veder giocare la Vis Pesaro o il Cesena, e quando capita anche le partite dei dilettanti. Il calcio è una passione che non ti abbandona mai".
Immobile sì, allora.
"Sì, sperando che abbia la stessa generosità del mio Di Vaio. Nel 2009-2009 Marco non vinse la classifica marcatori a pari merito con Ibrahimovic per un solo gol: il rigore che lasciò calciare a Bernacci nel 5-2 in casa col Torino".
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