Thiago, radici ed emozioni a Polesella "Che orgoglio, porterò qui le mie figlie"
Motta ha ricevuto la cittadinanza onoraria del paese da cui nel 1929 il bisnonno partì per il Brasile. "Condivido i valori di questa terra"

Thiago, radici ed emozioni a Polesella "Che orgoglio, porterò qui le mie figlie"
dall’inviato Massimo Vitali
POLESELLA (Rovigo)
"Oggi è un giorno speciale: che emozione essere qui. D’ora in poi sarò ambasciatore dei nostri valori: sacrificio, lavoro e massimo impegno". Quando Thiago pronuncia le parole di ringraziamento stringendo la pergamena che da ieri ne fa un cittadino onorario di Polesella davanti a Villa Morosini, lussuosa sede della cerimonia, non si sente volare una mosca. Canicola da Bassa che più Bassa non si può. Alle tre del pomeriggio il termometro segna trentatré gradi e forse suda anche il Po, che è a cinquanta metri in linea d’aria, oltre l’argine su cui si adagia il comune da cui quasi un secolo fa (correva l’anno 1929) Fortunato Fogagnolo fece i bagagli con la moglie Filomena e partì per il Brasile a cercarsi una vita migliore. Dalla loro unione nacque una ragazza che poi sposò il padre di Carlos Roberto Motta, colui che ha dato i natali all’allenatore rossoblù. Gli occhi di Thiago si illuminano quando il sindaco Leonardo Raito gli fa un ripasso di albero genealogico. E il cognome Motta, da dove viene? "Italiano pure quello – dice il tecnico rossoblù –. Ma non so di quale regione d’Italia sia originario".
Sao Bernardo do Campo, dove Thiago è nato, sembra distante anni luce dalla piazza Matteotti di Polesella, dove al Bar Cremlino, fino a qualche anno fa gestito da Luciano Fogagnolo, campeggia ancora una maglia autografata del Motta interista. Eccolo Luciano, ottant’anni ben portati a dispetto di gambe non più solide come ai tempi belli. "In paese erano venuti i genitori di Thiago per fare le pratiche per la cittadinanza italiana, ma lui non l’avevo mai incontrato – dice uno degli ultimi dei Fogagnolo –. Abbracciarlo è stato bellissimo, sono ancora qui che tremo per l’emozione". Anche Thiago è un impasto di impreviste emozioni, come sa bene il suo angelo custode, Alessandro Canovi, agente ‘proteggente’ che lo ha accompagnato nel suo blitz nel Polesine.
Quando il tecnico del Bologna arriva a Villa Morosini i primi a dargli il benvenuto sono i parenti, con Luciano in testa. Il sindaco Raito gli si fa incontro sulla scalinata della residenza cinquecentesca ("avevi promesso che saresti venuto e hai mantenuto la promessa: non è da tutti") insieme a una folta rappresentanza del consiglio comunale, lo stesso che ad aprile ha votato all’unanimità la delibera per fare di Motta un polesellano a tutto tondo. Thiago attraversa le sale in camicia bianca, jeans e sneakers, butta uno sguardo alle tele della mostra dedicata a Virgilio Guidi e non si ritrae quando qualche interista nostalgico del Triplete gli si fa sotto per strappargli un selfie o un autografo. "Con la Juve se ti davano quel rigore avresti vinto con merito", gli dice uno: in risposta un sorriso sornione. Parole scolpite invece quelle che Motta pronuncia durante la cerimonia: "Sono orgoglioso per la città di Polesella e per me, perché con questa cittadinanza mi sento finalmente italiano. Qui non ero mai venuto, ma ci tornerò con la famiglia: è giusto che le mie figlie sappiano dove sono le loro origini". Davvero un giorno speciale.
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