Un derby capovolto. Vent’anni fa lo spareggio. Oggi il Bologna sogna. Parma vede la B e cambia

Nel giugno 2005 la doppia sfida che condannò i rossoblù alla retrocessione. Sabato Italiano va al Tardini in cerca dell’Europa. I ducali esonerano Pecchia.

di MASSIMO VITALI
18 febbraio 2025
Nel giugno 2005 la doppia sfida che condannò i rossoblù alla retrocessione. Sabato Italiano va al Tardini in cerca dell’Europa. I ducali esonerano Pecchia.

Nel giugno 2005 la doppia sfida che condannò i rossoblù alla retrocessione. Sabato Italiano va al Tardini in cerca dell’Europa. I ducali esonerano Pecchia.

Se il derby di sabato al Tardini avesse un sottotitolo sarebbe: Bologna (ri)vede da vicino la prospettiva della Champions, Parma vede i fantasmi della B. Li vede così a un palmo di naso il club di Krause che ieri ha sollevato dall’incarico di allenatore il bolognese d’adozione Fabio Pecchia (l’ex rossoblù da anni vive con la famiglia sotto le Due Torri) per cercare il cambio di rotta a una barca che da troppo tempo stava andando alla deriva verso una destinazione che, se il campionato finisse oggi, sarebbe per l’appunto la serie B.

Al contrario non si pone limiti Vincenzo Italiano, che in serie A nei tre anni alla guida della Fiorentina non aveva mai toccato i 41 punti dopo 24 partite che ha oggi il suo Bologna. Un record che è solo l’ultima medaglia che il tecnico siciliano può appuntarsi al petto, in attesa di rifiondarsi nella volata per l’Europa.

Sic transit gloria derby. Giusto vent’anni fa ai lati opposti dei cento chilometri di via Emilia che separano le due città c’era chi si disperava per un’assurda retrocessione e chi viceversa brindava a lambrusco e culatello. La storia è arcinota e insieme drammatica o gioiosa, a seconda dalla prospettiva da cui la si guarda. Vincendo per 2-0 al Dall’Ara la gara di ritorno del doppio spareggio salvezza (rossoblu e gialloblu avevano chiuso il campionato appaiati a 42 punti), il 18 giugno 2005 il Parma di Pietro ‘Gedeone’ Carmignani inchiodava il Bologna di Carletto Mazzone a una retrocessione in B di cui ancora oggi i protagonisti rossoblù di allora non sanno darsi una spiegazione logica.

All’andata, il 14 giugno al Tardini, i rossoblù si erano illusi di aver messo la salvezza in ghiaccio grazie all’1-0 firmato da Tare. Ma quattro giorni dopo al Dall’Ara i gol di Gilardino e Cardone (2-0) ribaltarono il verdetto. Mazzone, squalificato in tribuna, lasciò lo stadio alla chetichella e di lì a qualche mese passò la mano anche Giuseppe Gazzoni, che cedette il club.

Vent’anni dopo chi allora piangeva oggi ride, sospinto dal vento in poppa di un settimo posto in classifica a braccetto col Milan (in attesa del recupero della prossima settimana) che tiene più viva che mai la prospettiva di poter rimettere piede la prossima stagione in quella Champions League riconquistata dopo sessant’anni di latitanza. Viceversa il Parma che a fine maggio, mentre i rossoblù festeggiavano in piazza la qualificazione alla Champions, a sua volta celebrava il ritorno in serie A dei ragazzi di Pecchia oggi si lecca le ferite dal fondo di un terzultimo posto che vale virtualmente la B. Certo nulla è perduto e, più in generale, nessun destino è già scritto.

In fondo sembrava godere di buona salute il Parma che lo scorso 6 ottobre al Dall’Ara fermò il Bologna sullo 0-0 dopo aver giocato gli ultimi 40 minuti del derby in dieci per l’espulsione di Coulibaly. Tre settimane dopo quel pari a reti bianche il Parma con una nota ufficiale si disse "orgoglioso di annunciare il rinnovo di contratto di Fabio Pecchia fino al 30 giugno 2027". Ma i contratti nel calcio non sono gentiluomini e non sempre rispettano la parola data.

I tifosi no, loro ricordano tutto. E devono avere una memoria da elefante i 3.500 bolognesi che ieri hanno polverizzato i biglietti del settore ospiti del Tardini. Da quel 18 giugno sono trascorsi vent’anni e la vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo.

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