Una rimonta da grande. Castro-Ndoye indiavolati. Il Bologna ribalta il Milan e rivede la Champions
I rossoneri passano prima dell’intervallo con un guizzo del portoghese Leao. Nella ripresa, però, i padroni di casa dimostrano di avere più voglia ed energie.

Il Bologna schierato davanti alla curva Bulgarelli festeggia con i propri tifosi il sesto posto e il sorpasso alla Viola (Schicchi)
L’ultima volta che il Bologna aveva sconfitto il Milan, Ndoye non aveva nemmeno due anni e Castro non era manco nato. Il destino stava aspettando loro. Dan e Santi: sono la primavera rossoblù, i volti giovani e sfrontati di una squadra tornata a far tremare anche il Diavolo.
Dal 2002 al 2025: benvenuti nel futuro. Un futuro che sorride a quarantaquattro denti: uno per ogni punto di questo Bologna tornato in orbita Champions.
Il recupero della gara rinviata lo scorso 26 ottobre per l’alluvione era davvero l’ultima occasione per inseguire il sogno di rimettere i piedi nell’Europa dei grandissimi. E da squadra vera qual è, il Bologna ha azzannato questa occasione. Ora, spogliata dagli asterischi, la classifica è un panorama bellissimo da contemplare: schiena a terra, mani dietro la nuca e testa all’insù. Il quarto posto della Juventus è una stella che si vede a occhio nudo: è lì, a cinque lunghezze.
Crederci è doveroso, soprattutto dopo la rimonta contro i rossoneri: un concentrato di tecnica, tattica e mentalità. La notte del Dall’Ara restituisce il vero Bologna di Vincenzo Italiano, quella squadra che sabato scorso si era persa nell’autostrada che portava a Parma. Troppo brutti per essere quelli veri al ’Tardini’, i rossoblù.
Troppo forti per non battere il povero Diavolo di Conceiçao, timoniere confuso e furioso di una nave alla deriva. Se la prende con il Var, per il presunto mani di Fabbian sul pari di Castro, il tecnico portoghese. Ma è la frustrazione che osa dove la ragione non può andare. Perché in campo, per tutti i novanta minuti, la superiorità del Bologna è stata schiacciante. Il gol di Leao, a pochi minuti dal gong del primo tempo, aveva regalato ai rossoneri un vantaggio inspiegabile per loro stessi. Casuale, come il gol, su un lancione di Maignan, una sponda fortunosa di Gimenez che arma lo scatto del numero dieci, più rapido di De Silvestri e di Skorupski: uno a zero quasi per caso.
Non è un caso, invece, la reazione che il Bologna sfodera dal primo minuto della ripresa, trovando già al 3’ il gol del pari. Tutto parte da una pressione su palla persa da Pavlovic, Ndoye si invola costringendo Theo a stenderlo: dalla punizione di Ferguson, una carambola De Silvestri-Fabbian consegna la palla a un assatanato Castro, girata e uno a uno. Da lì, è un assedio che schiaccia il Milan, capace solo di affacciarsi in contropiede con Jimenez e Musah. Mondi capovolti, appunto: i rossoblù che giocano da grandi e i rossoneri che ripartono come una piccola. Il sorpasso è nell’aria e lo firma Ndoye su cioccolatino di Cambiaghi, da poco entrato al posto di un indiavolato Dominguez. E anche qui è la forza di questo Bologna: chi entra tiene il livello di chi esce, se non addirittura lo alza come quell’Odgaard tornato carico dopo l’infortunio. Ritorno importantissimo quello del danese. Così come fondamentale questo Casale capace di non far rimpiangere Lucumi. Prova gigantesca del centrale ieri. Domenica col Cagliari Italiano dovrà fare scelte difficili. Per dire: ci si è quasi dimenticati che questo Bologna ha un Orsolini in panchina. Roba da far paura. Agli altri, però.
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