Vincenzino Italiano premiato con il Bulgarelli: trionfo e valori nel calcio

Vincenzino Italiano, allenatore del Bologna, riceve il premio Bulgarelli per la sua passione e i successi in Coppa Italia.

di GIANMARCO MARCHINI
20 maggio 2025
Da sin: il sindaco Lepore, Vincenzo Italiano, Claudio Fenucci e Giovanni Sartori

Da sin: il sindaco Lepore, Vincenzo Italiano, Claudio Fenucci e Giovanni Sartori

Onorevole Vincenzino. In posa, con il premio in mano, Italiano esita e si volta verso il cartellone che fa da sfondo alle fotografie: c’è la sagoma grande del grande Bulgarelli, e allora il tecnico del Bologna si sposta a destra per non coprirla. E’ un dettaglio che racconta tanto di Italiano e del suo calcio intriso di valori e passione, ingredienti base per la conquista della Coppa Italia. "Avevamo già scelto lui come vincitore. Ma in finale a Roma, nonostante io tifi Milan, tenevo per Vincenzo: se avesse perso, sai che funerale oggi...". Scherza Fabio Capello, presidente della giuria del ‘Bulgarelli Number 8’, il premio, promosso dall’Assocalciatori, che quest’anno ha incoronato come migliore della serie A proprio l’allenatore del Bologna.

"Ricevere un premio col nome di una bandiera, del simbolo rossoblù a cui è dedicata anche la curva, è un grande onore. Le tre finali perse mi avevano davvero fatto male – spiega Italiano –, ma mi hanno dato una spinta in più. L’ho detto ai ragazzi prima di scendere in campo mercoledì sera: fatelo per voi e per la nostra gente. Io so quanto si soffra. La verità? Non avrei mai accettato di perderne una quarta". Tripudio in Sala Borsa, con una ‘delegazione’ di tifosi a rappresentare una città innamorata pazza del suo allenatore.

"Abbiamo fatto qualcosa di grandioso che rimarrà nella storia. La cosa più emozionante è aver portato trentamila bolognesi a Roma. Mi vengono ancora i brividi". Non c’è spazio per pensare alla sconfitta di Firenze ("Quando ho fatto la formazione, ho dovuto annusare i ragazzi per capire chi avesse meno champagne addosso"). Meno spazio ancora per le domande che battono il ferro rovente del suo futuro: "Oggi non si parla di queste robe qua, per favore. A parte che con la società c’è un rapporto fantastico: c’eravamo visti un po’ di tempo fa rimanendo d’accordo che a bocce ferme ci si sedeva e ci si confrontava. Quindi con calma, ora pensiamo a festeggiare".

Sul palco, però, va in scena un antipasto dell’incontro, quando vengono fatti salire l’ad Claudio Fenucci e il capo dell’area tecnica Giovanni Sartori. "Il futuro di Italiano? E’ la domanda più gettonata degli ultimi due mesi – dice Fenucci –. Sul professionista non abbiamo avuto dubbi, figuriamoci oggi. Sull’uomo l’abbiamo imparato a conoscere, sviluppando un’empatia che ha rafforzato il nostro cammino. Al di là del contratto c’è voglia di continuare insieme. Parleremo in questi giorni per capire come prolungare questo rapporto". Per l’ad il tema è il "come", non il "se", perché da Casteldebole filtra un legittimo ottimismo sul rinnovo di un contratto in scadenza a giugno 2026. Anche se il caso Thiago Motta impone una doverosa prudenza nelle parole.

Fosse per Sartori, non parlerebbe proprio, lui che ama costruire capolavori all’ombra degli altri. Ma va a tanto così dal commuoversi quando sul palco gli ricordano la sua dedica al papà tifoso rossoblù nel post-gara dell’Olimpico . "Come Vincenzo anche io avevo perse tre finali, una da giocatore e due con l’Atalanta. Quindi meno male che abbiamo vinto: sennò io e lui non so dove saremmo andati". Nel dubbio, Fenucci blinda pure Sartori: "Si pensiona qui da noi". Sorrisi ed emozioni.

Ma anche un pensiero doveroso per Bruno Capra, ultimo testimone di quell’undici che il 7 giugno del 1964 sconfisse l’Inter nello spareggio scudetto di Roma. Lunghissimo applauso. Poi cala il sipario e Italiano viene strapazzato di selfie: per lui il lato meno bello di tutta questa Storia.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su