Vincenzo Italiano rinnova con il Bologna: contratto d'oro da 3 milioni
Vincenzo Italiano resta al Bologna con un contratto da 3 milioni più bonus, confermando la sua importanza per il club.

Tifosi del Bologna con sciarpe e bandiere che animano gli spalti del Dall'Ara
MarchiniSe De Laurentiis porta Conte dal Papa per convincerlo a restare. Se il Milan non ha più santi a cui appellarsi (al massimo Santi Gimenez, ma è poi tutto da dimostrare). Se l’Inter non sa cosa farà Inzaghi. Se la Juventus non sa cosa farsene di Tudor. Se la Fiorentina non sapeva che Palladino si sarebbe dimesso. Se la Roma, se la Lazio, se l’Atalanta, se telefonando io… allora ecco che la notizia dell’accordo raggiunto tra Vincenzo Italiano e il Bologna è una Certezza che la città e i tifosi devono tenersi strettissima. In una serie A dove domina il relativismo assoluto e l’apparenza spesso inganna, la sostanza di Casteldebole è una materia prima che vale oro. Oro come il nuovo contratto di Italiano: tre milioni di base fissa più una serie di bonus.
Nelle logiche di questo calcio e lontani da retoriche populiste, sono i soldi meglio spesi dal Bologna, questi. E aggiungiamo: strameritati. Qualcuno dirà che i 2,2 milioni già a libro paga erano un signor stipendio. Sacrosanto: ma sono le regole del calcio, bello mio. E perché mai Vincenzo da Ribera dovrebbe rappresentarne l’eccezione? Che poi eccezione lo è già, ma in positivo, avendo fatto una scelta di pancia, non di portafoglio. Con la morìa di tecnici veramente bravi che c’è in giro, avrebbe potuto strappare un contratto più alto: per esempio, vendere l’anima al Diavolo per 4 milioni. Lui non poteva. Non dopo le emozioni dell’Olimpico, non dopo la sbronza sentimentale della parata nel cuore di Bologna. E dei bolognesi. Confermare l’allenatore che ha riportato la Coppa Italia dopo 51 anni e la gente in piazza dopo la presunta irripetibile stagione con Thiago, era il passo indispensabile per ripartire con il piede giusto. L’addio di Italiano sarebbe stato sportivamente molto più drammatico di quello di Motta. Incredibilmente di più. Intanto perché perdere il secondo allenatore in due anni sarebbe suonato come un segnale di debolezza. Poi perché l’ambiente sarebbe stato nuovamente travolto. E stavolta avrebbe fatto più male. "Non ci voglio nemmeno pensare a ricominciare con un terzo allenatore", diceva un alto dirigente rossoblù pochi giorni fa. Pericolo scampato. La storia continua. E che storia.
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