Romario non si preoccupi, Ancelotti saprà ballare la samba
L’ex attaccante del Brasile si è scagliato contro l’imminente avvento del tecnico italiano sulla panchina verdeoro. Ma l’ex Milan è l’uomo giusto per riportare la Seleçao sul tetto del mondo

Una volta, bevendo un bicchiere di lambrusco frutto dei suoi vigneti parmigiani, Carlo Ancelotti mi raccontò un aneddoto divertente. “Quando guidavo la Juventus ancora non c’era l’euro – confessò –. Beh, alla fine di ogni allenamento andavo da Zidane e gli davo diecimila lire. Per ringraziarlo dello spettacolo che mi aveva regalato…”.
Conoscessero questa storia, i brasiliani farebbero meno gli schizzinosi. Cioè capirebbero che l’attuale timoniere del Real Madrid è l’uomo giusto per riportare la Seleçao sul tetto del mondo. Con buona pace di Romario, ex illustre che si è scagliato contro l’imminente avvento del tecnico italiano sulla panca verdeoro.
Attenzione: mai confondere le cose futili (come il calcio) con quelle serie. Però è vero: le ossessioni di stampo nazionalistico fanno male sempre e comunque. Anche agli eredi di Pelé e di Ronaldo il Fenomeno. Ormai da tempo, il pallone è globale.
Certamente è legittima la nostalgia per un tempo in cui le identità non si contaminavano. Ma con il mondo è cambiato pure il Mondiale e ci sarà un motivo se il Brasile non alza la Coppa dal remoto 2002. In oltre vent’anni, la Selecao è passata attraverso delusioni clamorose: specchiandosi in un narcisismo intriso di presunzione, ha sprecato generazioni di fuoriclasse, riuscendo addirittura nella impresa alla rovescia di perdere 7-1 (sette a uno, esatto) una semifinale casalinga contro la Germania, nel 2014.
Ancelotti, allora, è l’antidoto. Possiede una cultura calcistica spaventosa. È l’unico mister ad aver vinto il campionato in Italia (con il Milan), in Inghilterra (Chelsea), in Germania (Bayern), in Francia (Psg) e in Spagna (Real). Se c’è uno capace di adattarsi ad ambienti distinti e distanti, sempre conservando la convinzione che in fondo lo sport ha nella semplicità la sua espressione migliore, beh, è il nostro Carletto.
Tra l’altro l’idea di sommare la sua indiscutibile competenza alle esuberanze brasiliane lo affascinava da un pezzo. Credo non veda l’ora di pagare cruzeiros a Neymar, alla fine di ogni allenamento della Seleçao.
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