Gli azzurri non fanno sold out. Ma a San Siro è sempre show
Niente pienone sugli spalti ma i 60mila presenti hanno regalato emozioni. Tanti applausi all’inno dell’Ucraina e tamburi e cori per incitare la squadra. .

di Mattia Todisco
Per il sold out a San Siro bisognerà attendere qualche giorno. Torneranno i club, sabato pomeriggio, e ci sarà un appuntamento attesissimo come il derby di Milano tra Inter e Milan. Era importante, fondamentale, anche la gara di ieri per la nazionale italiana ma non è bastato per attirare un pubblico da tutto esaurito. Eppure ci si giocava una fetta importante delle qualificazioni ai prossimi Europei, contro un avversario di livello, capace di fermare pochi giorni fa l’Inghilterra e spinto da grandi motivazioni extracalcistiche in un momento storico durissimo per l’Ucraina.
Non erano pochi i tifosi sugli spalti (60mila), ma il confronto con la stracittadina in cui è praticamente certo il "pienone" stride un po’. Ad unire San Siro è stato inizialmente il minuto di silenzio per le vittime delle tragedie che hanno scosso nelle ultime ore Marocco e Libia. "Siamo con tutti voi", recitava la scritta sui maxischermi in appoggio alle popolazioni colpite. Il tutto in una cornice comunque ragguardevole. Non così ampi i vuoti, grazie alla distribuzione dei biglietti. Nemmeno aperti il terzo anello verde e rosso, cosicché negli altri settori il colpo d’occhio è rimasto quello delle serate di gala.
Al terzo blu, invece, c’erano i tifosi ucraini, con i loro colori, applauditi al momento degli inni nazionali e poi fischiati dai restanti astanti quando hanno provato a far sentire il proprio appoggio ai connazionali in campo. Anche l’Italia aveva ieri una sua Curva. Con tamburi e maglie rigorosamente azzurre (queste in realtà sparse un po’ ovunque per il Meazza) a scandire cori per i ragazzi di Spalletti. Si sono assiepati nello stesso spicchio che solitamente accoglie gli ultras dell’Inter, al secondo verde. Ed è da lì che sono partiti gli incitamenti rivolti spesso proprio ai giocatori nerazzurri, da Barella a Dimarco, idoli di chi settimanalmente occupa gli stessi seggiolini. Chi si è preso di nuovo qualche fischio è stato Gigio Donnarumma. Era successo già contro la Spagna due anni fa in Nations League, in una semifinale persa dagli azzurri in cui l’ex milanista aveva dovuto udire rimbrotti a suo sfavore praticamente ad ogni tocco di palla. Ieri i bastian contrari si sono fatti sentire già all’annuncio delle formazioni e poi hanno proseguito, almeno fino a quando non sono arrivate le prime parate di rilievo. All’ennesima bordata si è levato un “Gigio Gigio” e qualche timido tentativo d’applauso in opposizione ai contestatori.
I momenti chiave, quelli dei boati, i gol, le grandi occasioni, hanno comunque regalato livelli di decibel a cui lontano da San Siro è difficile arrivare con la stessa semplicità.
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